Economia e Finanza

Cina, l’uomo che visse in una grotta

Il nuovo leader ha alle spalle una vita di peripezie

  • 15 novembre 2012, 16:33
  • 5 giugno 2023, 17:59
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di Laura Daverio

“Per diventare ferro, il metallo prima deve essere forte”, ha dichiarato oggi Xi Jinping riferendosi alla necessità da parte del Partito di combattere la corruzione al suo interno e essere maggiormente al contatto con la gente. È la prima volta che si è rivolto alla nazione e alla stampa suo nuovo ruolo di numero uno del Partito. Si è subito distinto dal suo predecessore, Hu Jintao, nella spontaneità del tono della voce. Una novità nel panorama dei lunghi, oscuri e ritmati discorsi dei politici cinesi.

Scelta conservatrice

In generale la scelta dei sette uomini del Comitato Permanente (vedi gallery a lato) che da oggi governeranno il paese, incluso Xi Jinping, è piuttosto conservatrice. Cinque di loro sono legati all’ex-presidente Jiang Zemin la cui influenza non è mai scomparsa nei dieci anni di amminstrazione Hu Jintao. Ancora oggi, all’età di 86 anni, Jiang dimostra di mantenere una solida posizione di potere dietro le quinte. Cinque membri sono ultrasessantenni. Due in particolare sono considerati ultraconservatori: Liu Yunshan, a capo del dipartimento di Propaganda, responsabile dell’irrigidimento della censura post-Olimpiadi, e Zhang Dejiang, che ha studiato economia in Corea del Nord. È stato particolarmente criticato per la lenta risposta alla crisi della SARS nel 2002, quando era segretario della provincia del Guangdong, la prima colpita dal virus.

Comitato permanente più snello, niente donne

Il Comitato Permamente ha ridotto da nove a sette il numero di membri. Nessuna spiegazione ufficiale sulla scelta, ma il fatto che non ci sia più una persona a capo della sicurezza nazionale, lascia pensare che fosse una posizione troppo rischiosa per essere ai più alti livelli del comando. In futuro dovrà questa figura rispondere del proprio lavoro ai sette membri del comitato.

Nessuna donna è entrata nel Comitato. Una costante che rimane ininterrotta nella storia del Partito.

Quattro “principi“

Quattro dei membri “eletti” sono legati a famiglie di origine rivoluzionaria. È la categoria dei “principi”, di fatto una nuova aristocrazia politica ed economica che trova la legittimazione nell’eroico passato dei padri. Tra i “principi” c’è lo stesso Xi Jinping. Suo padre, Xi Zhongxun, si unì alla rivoluzione tra le fila rosse a 18 anni. Accanto a Mao Zedong, fu uno dei leader nella sede di Yanan dove il Partito comunista organizzò la sua base alla fine della Lunga Marcia e prima della presa al potere di Pechino nel 1949.

La grotta infestata dalle pulci

L’infanzia di Xi Jinping è stata segnata dallo status politico del padre. Quando durante la rivoluzione culturale fu processato e imprigionato, Xi Jinping fu mandato per sette anni a lavorare i campi nel villaggio di Liangjiahe della provincia centrale dello Shaanxi, vivendo in una grotta infestata di pulci.

Con la riabilitazione del padre alla morte di Mao, Xi Jinping riuscì ad entrare all’università e cominciare la carriera politica.

I “principi” più influenti

Il destino dei “principi” come Xi Jinping, allora come oggi, è strettamente legato ai rapporti familiari. Sono sempre più potenti in campo economico e contano su politiche favorevoli. Nella precedente formazione del Comitato Permanente i “principi” erano due su nove, oggi sono quattro su sette, a testimonianza della loro crescente influenza.

Profitti economici come risultato di connessioni politiche sono comuni anche fuori dalla loro categoria. Secondo un’investigazione del New York Times, la famiglia del premier uscente Wen Jiabao avrebbe accumulato una ricchezza pari a 2,7 miliardi di dollari.

Le controversie

Ma la crescita dei “principi” esaspera ulteriormente le connessioni familiari, potenzialmente rendendo ancora più difficili riforme politiche.

D’altro canto le pressioni sociali dovute alla crescente disuguaglianza e voci di gruppi di interesse non rappresentati sono sempre più insistenti. Il futuro delle riforme dipenderà da come verranno interpretate e affrontate.

Questa mattina, tra gli applausi, i nuovi leader scelti a porte chiuse da un ristretto numero di potenti, hanno salutato la nazione per la prima volta. Il 18mo Congresso del Partito Comunista si è concluso. Con sarcasmo alcuni utenti su Internet hanno commentato le elezioni statunitensi "compiangendo" gli americani che devono aspettare fino all’ultimo momento per sapere chi sarà il nuovo presidente. I cinesi lo sapevano con quattro anni di anticipo.

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