La storia si ripete. Davide ha battuto Golia. Un’organizzazione indipendente e no-profit votata alla protezione ambientale attraverso il controllo dei mezzi di trasporto, ha sollevato lo scandalo che sta mettendo alle strette il colosso Volkswagen. I giornalisti di Bloomberg hanno ricostruito la vicenda delle emissioni dei motori Diesel, taroccati con un software che permette di ridurle quando vengono effettuati dei controlli. All’origine della vicenda ci sono i test condotti prima in Europa dall’International Council on Clean Transportation. Tre le auto coinvolte: VW Passat, VW Jetta e BMW X5, tutte con motori Diesel.
La ICCT, positivamente impressionata dal basso livello di emissioni di quei motori Diesel, ha deciso di replicare la prova con i tre modelli corrispondenti venduti negli Stati Uniti. Senza interrogare le centraline attraverso un software, come si fa normalmente nei testi obbligatori, ma mettendo le auto su strada fra San Diego e Seattle e chiedendo all’università del West Virginia di collaborare, grazie all’apparecchiatura adatta. Proprio mentre i test di laboratorio in California confermavano le basse emissioni – merito del software truffaldino – su strada i valori di Ossido d’azoto emessi da VW Passat e VW Jetta sono esplosi. Tutto ok invece per la BMW X5.
Nel 2014 parte quindi l’inchiesta sui motori Diesel di VW da parte delle autorità di controllo statunitensi. Il resto, è storia di questi giorni, con l'ammissione da parte della casa tedesca di aver manipolato 11 milioni di motori.
Antonio Civile