I soldi sono partiti dall’UBS di Lugano. Dove siano finiti, nessuno lo sa. Tre milioni di franchi, che sembrano essersi volatilizzati. L’inchiesta è scattata agl’inizi di gennaio, quando un cliente israeliano ha contattato la banca negando d’aver mai chiesto (e ottenuto) quel credito lombard. Un funzionario della filiale - questa la versione del facoltoso anziano - avrebbe falsificato la sua firma per poi affidare il denaro al fratello, un promotore finanziario. Diversa la versione dei due, ora accusati di truffa, appropriazione indebita e falsità in documenti. “La firma è autentica – sostengono. Fu lui, anzi, a ordinare l’operazione.”
Certo è che nel 2006 i tre milioni uscirono dall’istituto, e vennero affidati a un ex-dirigente dell’UBS di Zurigo (tuttora irreperibile) affinché l’investisse in un fondo immobiliare statunitense. Fu un flop. E miglior sorte non ebbe il secondo tentativo, effettuato con la somma rimasta nella speranza di recuperare la perdita. Ancora un investimento immobiliare, stavolta legato alla realizzazione di un complesso edilizio nella zona di Milano. La società italiana fallì, e del denaro scomparve definitivamente ogni traccia.
Poi la segnalazione di UBS, che tre mesi fa ha dato avvio all’inchiesta, condotta dalla procuratrice pubblica Francesca Lanz. I due fratelli, entrambi residenti in Ticino, sono indagati a piede libero. Come detto, negano ogni addebito. Il cittadino israeliano, che di denunce penali non ne aveva mai sporte, a procedimento avviato s’è costituito parte civile.
Francesco Lepori
dal quotidiano
Gallery video - Il mistero dei tre milioni spariti dall'UBS