L’investimento a tema piace sempre di più, anche in Svizzera. Tanto che i fondi azionari tematici negli ultimi cinque anni sono passati da 200 a oltre 500. L’idea degli investitori è di riuscire a capire oggi quali sono i trend economici che diventeranno importanti in futuro e indirizzarvi i propri risparmi.
Questa tipologia di investimento in realtà ha una lunga storia alle spalle. Il primo fondo tematico, infatti, fu lanciato nel 1948 a Chicago con il “Television Fund”. La televisione era agli albori e ci si immaginò che negli anni sarebbe diventata un settore sempre più importante. I temi – e fondi d’investimento dedicati – segnano le epoche in cui nascono. Gli anni ’60 e ’70 sono quelli di computer ed elettronica e i ’90 di Internet. Non fa meraviglia che quelli proposti oggi per l’80 percento prendano in considerazione una strategia ESG, acronimo che sta per “Environmental, Social, Governance”. Questi fondi mirano a selezionare aziende attive in settori che dovrebbero avere un effetto positivo sulla tutela dell’ambiente, dei diritti sociali e una conduzione aziendale trasparente e rispettosa dei lavoratori.
Come vengono costruiti i fondi tematici?
Il fornitore svizzero di servizi finanziari indipendenti VZ VermögensZentrum ha analizzato questi prodotti per rispondere a questa e ad altre domande.
Cerchiamo di capire come vengono scelti gli ingredienti che ne compongono l’impasto. L’idea è di individuare delle aziende che abbiano un punto di contatto con la tematica che interessa. Aderiranno a questo criterio società di diversa taglia. Quelle piccole, giovani e fragili, che operano esclusivamente nel settore prescelto e quelle grandi e consolidate che, a causa del loro modello di business tendenzialmente più diversificato, sono associate al tema solo marginalmente. La selezione, dunque, influenzerà il grado di rischio o volatilità del fondo.
Rispetto alle aziende più grandi poi si può intuire come queste possano rientrare con le loro diverse attività in più fondi.
Sono facilissime inoltre le sovrapposizioni tematiche. Pensiamo ad esempio alla transizione energetica che potrebbe toccare la tecnologia innovativa, il cibo del futuro o i nuovi concetti di mobilità. D’altra parte, dice lo studio di VZ, manca uno standard chiaro nella definizione dei temi.
Speranza di vita dei fondi tematici
Spesso il clamore iniziale attorno a certi temi di attualità non evolve in un megatrend a lungo termine. Dall’analisi di VZ risulta che il periodo di sopravvivenza di questi fondi è breve. Il 5 percento viene ritirato dal mercato dopo un anno, dopo tre anni sparisce il 20 percento e in dieci anni più della metà chiude bottega. Quando succede, il fondo viene liquidato, l’investitore riceve indietro quello che rimane dei suoi soldi e, in genere, viene allegata una proposta per un nuovo investimento.
D’altra parte, nessuno è chiaroveggente, ed è difficile capire quali temi rimarranno attuali in futuro. Anche il fatto che ora un tema stia rendendo molto non assicura nulla. Basta, ad esempio, che calino dei sussidi governativi o l’interesse degli investitori e la tendenza si inverte. Pensiamo al caso delle criptovalute o dell’intelligenza artificiale dove il quadro giuridico è ancora in divenire.
Quanto rendono?
Poiché si tratta comunque di investimenti finanziari e non di filantropia bisogna capire se questa scommessa sul futuro abbia effettivamente un ritorno finanziario.
Intanto in Svizzera alla fine del 2023 il patrimonio investito in questi fondi era di circa 255 miliardi di franchi.
Ma conviene davvero investire nei fondi tematici? Abbiamo girato questa domanda a Dino Giuliani, responsabile della sede di Bellinzona di VZ. “La prima cosa che dobbiamo considerare è che quando un fondo tematico è disponibile, in realtà quel tema è già maturo. Di conseguenza il cliente non sta anticipando il mercato e lo pagherà a un prezzo alto”.
Eppure, questo prodotto piace perché sembra facile da capire e racconta storie coinvolgenti e note come l’invecchiamento della popolazione o la necessità di una svolta energetica. Tanto è vero che nel 2023 almeno un fondo tematico era presente in quasi la metà di tutti i portafogli di clientela privata presso banche svizzere analizzati da VZ . Questo nonostante i fondi tematici il più delle volte avessero realizzato performance peggiori rispetto ai principali indici azionari.
L’era della finanza personale
Alphaville 20.05.2024, 11:45
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Il consiglio degli esperti di VZ è di orientarsi piuttosto sugli ETF - Exchange Traded Fund ossia fondi scambiati in borsa - che diversificano in maniera completa e seguono fedelmente l’andamento del mercato. Gli ETF replicano passivamente l’andamento di un indice di borsa come potrebbe essere per la Svizzera lo SMI, SLI o SPI. Per l’investitore che vuole investire in maniera globale, l’indice più famoso sul quale acquistare un ETF è probabilmente l’MSCI World. E storicamente, sul lungo periodo, la borsa è sempre cresciuta. Inoltre, i costi di commissione per la gestione, custodia e distribuzione degli ETF sono inferiori rispetto a quelli dei fondi attivi.
Perché sono allora questi ultimi a dominare per i tre quarti la scena degli investimenti rispetto agli ETF? “C’è un conflitto di interesse”, sottolinea Giuliani ai microfoni di Trend, “banche e gestori patrimoniali spesso hanno incentivi finanziari se riescono a piazzare fondi tematici propri e dunque guadagnano di più che se investono i soldi dei propri clienti in prodotti di terzi”.
L’investitore che vuole scommettere sul futuro di un particolare tema ha due possibilità: scegliere un fondo tematico o selezionare in proprio azioni o obbligazioni di aziende che ritiene promettenti in quel settore.
La possibilità di investire autonomamente è strettamente legata alla crescente digitalizzazione che sta vivendo anche il settore bancario. Questo tema è stato affrontato in una puntata del magazine di economia Trend.