Economia e Finanza

La rinuncia al cambio minimo “è stata lungimirante”

Sono passati dieci anni dalla decisione della BNS di abolire la soglia di un franco e venti - Le considerazioni dell’economista Sergio Rossi

  • Oggi, 05:45
  • 11 minuti fa
cambio franco euro

La soglia minima di cambio era stata introdotta nel 2011.

  • Keystone
Di: Patrick Stopper 

Era il 15 gennaio del 2015, quando la Banca nazionale svizzera (BNS) annunciò l’abolizione del cambio minimo di un franco e venti per un euro. Un annuncio che scosse i mercati e suscitò tutta una serie di reazioni nel mondo economico e politico.

Da allora sono passati esattamente dieci anni. “La decisione è stata utile, direi anche lungimirante”, commenta Sergio Rossi, professore di macroeconomia ed economia monetaria all’Università di Friburgo, da noi interpellato. E aggiunge: “La soglia minima di cambio era un intervento pubblico che distorce il mercato dei cambi senza concretamente poter sostenere le esportazioni elvetiche”.

Sergio Rossi

Sergio Rossi

  • UNIFR/Maurizio Solari

In questo decennio senza il cambio minimo, nell’economia elvetica “è cambiato poco e tanto”, afferma ancora Rossi. Il franco si è rafforzato e tendenzialmente è rimasto forte. Un andamento, questo, iniziato già nel 2009 con la crisi della zona euro, sottolinea. “Ma è cambiato poco sul fronte delle esportazioni, perché queste non dipendono granché dal tasso di cambio, bensì dall’andamento economico nei paesi verso cui le imprese esportano”. Quindi: “Se la Germania ora sta soffrendo per la recessione, è l’economia tedesca che rallenta le esportazioni elvetiche”.

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15.01.2015: La BNS ha abolito il tasso minimo

RSI Info 15.01.2015, 21:50

Un franco che si rafforza, spiega Rossi, rappresenta una sfida per le imprese, “che devono innovarsi per essere più competitive a livello internazionale”. È pertanto meglio lasciare fluttuare il tasso di cambio “e cercare di sostenere le imprese pensando a un effetto indotto sul piano nazionale: più che la politica monetaria, dovrebbe essere attivata la politica di bilancio della Confederazione”.

La soglia minima di cambio tra franco ed euro era stata adottata il 6 settembre 2011 per contrastare gli effetti negativi del franco forte. Era – come spiegava la BNS – una misura eccezionale e temporanea in un periodo di estrema sopravvalutazione della valuta elvetica che mirava a salvaguardare l’economia nazionale.

“Per mantenere questa soglia minima, la BNS ha acquistato centinaia di miliardi di euro nel mercato dei cambi, ingigantendo le proprie riserve di valuta straniera”, sottolinea Rossi. Questi euro erano soprattutto venduti dalle banche svizzere in cambio di franchi creati dalla BNS: “Questo ha gonfiato i prezzi nel mercato immobiliare svizzero, visto che le banche elvetiche hanno aumentato in modo considerevole i loro crediti ipotecari alla luce dell’enorme aumento dei loro averi presso la BNS”, conclude.

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Utile di 80 miliardi per la BNS

Telegiornale 09.01.2025, 20:00

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