La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per Silvio Berlusconi e altre undici persone per presunte irregolarità e frode fiscale nella compravendita dei diritti televisivi. Rischiano di comparire a processo anche il figlio dell’ex premier italiano, Piersilvio, e il produttore americano Frank Agrama. I presunti raggiri ammontano a circa dieci milioni di euro.
Costola dell’inchiesta milanese
L’inchiesta romana, condotta dal procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani e dal sostituto Barbara Sargenti, è una costola di quella omologa milanese che ha però portato al proscioglimento di Berlusconi. Proscioglimento su cui pende il ricorso in Cassazione presentato dalla Procura meneghina.
Prezzi gonfiati ad arte
Al centro delle indagini promosse dai magistrati romani, l’ipotesi che siano stati gonfiati ad arte i prezzi dei diritti acquistati presso alcune società di produzione americane. La sovrafatturazione avrebbe consentito a RTI e Mediatrade di detrarre dal fisco cifre superiori a quelle effettivamente versate. I fatti contestati, che risalgono a compravendite contabilizzate nel 2004 e riguardano la dichiarazione dei redditi del gruppo di Cologno Monzese presentata nel 2005, rischiano di cadere in prescrizione in parte già nell'aprile di quest'anno.
Fondi neri
Secondo l’ipotesi accusatoria, i guadagni ricavati dalla differenza tra le somme investite e quelle indicate nelle fatture allegate ai bilanci societari, avrebbero generato fondi neri. Il denaro sarebbe stato dapprima portato in Estremo Oriente e successivamente, tramite un complesso giro, in Italia.