Le audizioni presso la Commissione finanze per l’affinamento della "voluntary disclosure" - la legge in cantiere nella vicina Repubblica per riportare i capitali in Italia - si sono concluse giovedì alla Camera dei deputati. Dopo il pensiero degli avvocati e quello della Guardia di Finanza, la politica ha ascoltato il parere dell’Agenzia delle Entrate. La deputata Maria Chiara Gadda, del Partito Democratico, sta discutendo proprio in queste ore con i colleghi di partito su quelle che potranno essere le reali implicazioni di questo testo nei rapporti con la Svizzera.
Signora Gadda, a che punto siamo, la “voluntary disclosure” sarà convertita in legge entro i tempi stabiliti?
" Confermo che oggi si sono concluse le audizioni nella Commissione finanze della camera dei deputati con l'intervento del direttore dell'Agenzia delle Entrate Attilio Befera. La fine delle audizioni significa che l'esame del decreto partirà tra pochissime ore, con l'analisi degli emendamenti. L'orientamento è quello di rispettarne le scadenze stabilite. Una trasformazione del decreto in disegno di legge per rafforzare il dialogo con la Svizzera potrebbe essere più opportuna, e mi impegnerò in Parlamento perché l'intesa tra l'Italia e la Confederazione elvetica sia affrontata nei tempi e nei modi adeguati".
Punto centrale pare essere una “sterilizzazione” dei reati, salvacondotti totali per chi aderisce al piano. Non si rischia di fare un semplice condono sulla scorta dello scorso scudo fiscale?
" No. L'obiettivo che si sono prefissati gli esecutivi, di Letta come l'attuale guidato da Renzi, è riportare in Italia capitali che oggi non ci sono, come ha ricordato anche oggi il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan. Lo scopo del nostro governo è così garantire un gettito erariale per finanziare nuove misure di politica economica che sono una priorità del nostro paese, come per esempio l'abbattimento del cuneo fiscale".
La Svizzera ha criticato questo approccio legislativo che, di fatto, con l’autodenuncia nelle mani del contribuente italiano, potrebbe lasciare gli accordi con la Confederazione in un limbo. E’ così?
"Italia e Svizzera hanno un interesse comune nel trovare un'intesa fiscale. Sarebbe stato probabilmente più opportuno posticipare l'intervento normativo italiano al giorno successivo alla stipula degli accordi. Una simile misura legislativa può fungere più da stimolo che da ostacolo al dialogo intrecciato con Berna, al fine di accelerare i tempi per il raggiungimento di un accordo".
Matteo Renzi ha detto che andrà a prendere i soldi dove ci sono, stanando gli evasori anche in Svizzera. Si è già discusso di possibili visite a Berna per chiudere un accordo con il Consiglio federale?
"Il Governo è al lavoro per riprendere relazioni dirette con tutti i principali partner europei, dopo l'avvicendamento avvenuto a Palazzo Chigi. Reputo opportuno che un vertice italo-svizzero sia messo in agenda in tempi ragionevolmente brevi; è nell'interesse di entrambi gli Stati arrivare ad un accordo quanto prima".
Simone della Ripa