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“Ha più testosterone”, ma “è una condizione naturale”

Dopo il ritiro dell’italiana Angela Carini e le polemiche sulla pugile algerina, Thomas Bach incontra Giorgia Meloni e ribadisce: “Imane Khelif è donna” - Le spiegazioni di un esperto

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RG 12.30 del 02.08.2024 L’intervista al dottor Franco Bidoglio

RSI Info 02.08.2024, 13:50

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Di: RG/pon

“Imane Khelif è una donna. Faremo chiarezza”: con queste parole, dopo un incontro a Parigi con la premier italiana Giorgia Meloni, il presidente del Comitato olimpico internazionale Thomas Bach ha provato a gettare acqua sul fuoco della polemica scoppiata già prima dell’incontro fra la pugile algerina iperandrogina e l’azzurra Angela Carini nella categoria fino a 66 kg. Un incontro di primo turno del torneo olimpico conclusosi già dopo 46 secondi, quando Carini ha abbandonato dopo aver incassato un colpo al naso che le ha fatto “molto male”. Il suo “non è giusto!”, gridato a caldo, non ha fatto che alimentare le discussioni, sebbene mitigato da quanto dichiarato in seguito: “Io non sono nessuno per giudicare Imane. (...) È una ragazza che è qui per fare le Olimpiadi, come me”, ha detto Carini. E l’atleta ha negato di aver subito pressioni politiche per un ritiro programmato.

Secondo la prima ministra italiana, ma anche per molti altri esponenti del mondo politico della Penisola, non si è trattato di un confronto ad armi pari. Il caso ha fatto discutere anche fuori dai confini italiani, ne hanno parlato Donald Trump, il presidente serbo Aleksandar Vucic, il miliardario Elon Musk, l’autrice di Harry Potter J.K. Rowling, contribuendo anche alla confusione sulla reale condizione di Khelif, da più parti giudicata “un uomo” messo a combattere contro donne e usata come esempio da chi si batte contro la cosiddetta teoria del gender.

In realtà Imane Khelif non è transessuale, non ha mai cambiato sesso: è nata donna, è registrata come tale sui documenti e ha sempre combattuto in campo femminile. Non da ieri peraltro: la 25enne compete a livello internazionale da almeno sei anni, c’era già a Tokyo 2021 (dove uscì ai quarti e quindi non ottenne alcuna medaglia) e non è certo imbattibile: è già uscita sconfitta dal ring una decina di volte. La federazione internazionale di boxe (IBA) l’aveva esclusa dai Mondiali del 2023 per i suoi livelli ormonali sopra la media, ma secondo il CIO i criteri per essere presente ai Giochi sono rispettati.

“Un’atleta iperandrogina presenta livelli ormonali di natura androgenica, quindi tipici del sesso maschile, al di fuori di quello che è l’intervallo tipico e specifico del sesso femminile”, spiega il dottor Franco Bidoglio, medico sportivo. Si tratta però di una condizione naturale, anche se le dà un vantaggio competitivo. Ormoni come il testosterone sono strettamente connessi a forza e potenza e quindi un livello più alto la avvantaggia, ma è un livello che non è indotto da un intervento esterno, come avviene invece per esempio nel caso del doping.

“Non ho paura. Non mi interessano le storie della stampa e i social media”, ha intanto fatto sapere la prossima avversaria dell’algerina, l’ungherese Anna Luca Hamori. Nella stessa condizione di Khelif c’è Lin Yu-ting, taiwanese iscritta nella categoria fino a 57 chili, che si è qualificata per i quarti di finale.

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