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“Israele rispetti i suoi obblighi internazionali”

Il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha espresso mercoledì la sua “profonda preoccupazione” per la messa al bando, in Israele, dell’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi (UNWRA) -

  • 30 ottobre, 16:46
  • 31 ottobre, 16:06
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Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in una foto d'archivio

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Di: ATS/RSI Info 

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha espresso mercoledì la sua “profonda preoccupazione” per la legge che mette al bando, in Israele, l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA) e ha invitato Israele a “rispettare i suoi obblighi internazionali” e “i privilegi” dell’UNRWA, che è fondamentale per gli aiuti a Gaza.

Con il Consiglio che fatica a parlare con una sola voce dopo gli attacchi di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023, a causa del veto degli Stati Uniti a sostegno dell’alleato israeliano, la dichiarazione pubblicata mercoledì invita “tutte le parti a permettere all’UNRWA di adempiere al suo mandato, come adottato dall’Assemblea generale dell’ONU, in tutte le sue aree operative”.

Nuovi tentativi diplomatici per arrivare a un cessate il fuoco

Nel frattempo gli Stati Uniti e gli altri mediatori stanno intensificando gli sforzi per fermare le guerre in Libano e nella Striscia di Gaza, facendo circolare nuove proposte per chiudere il conflitto regionale durante gli ultimi mesi dell’amministrazione Biden. I negoziati su entrambi i fronti sono in stallo da mesi e nessuna delle parti in conflitto ha mostrato alcun segno di voler arretrare dalle proprie richieste.

Gli alti funzionari della Casa Bianca Brett McGurk e Amos Hochstein si recheranno in Israele giovedì per colloqui su possibili cessate il fuoco in Libano e a Gaza e sul rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas, secondo quanto riferito da un funzionario statunitense non autorizzato a commentare pubblicamente e che si è espresso sotto anonimato. Il funzionario ha anche detto che il direttore della CIA, Bill Burns, si sarebbe recato in Egitto giovedì per discutere di questi sforzi. Una proposta per porre fine alla guerra tra Israele e Hezbollah prevede un cessate il fuoco di due mesi, durante il quale le forze israeliane si ritirerebbero dal Libano e Hezbollah porrebbe fine alla sua presenza armata lungo il confine meridionale del Paese. Ma è improbabile che Israele si fidi delle forze di pace delle Nazioni Unite e delle truppe libanesi per tenere Hezbollah fuori da una zona cuscinetto ristabilita in Libano. Vuole la libertà di colpire i miliziani se necessario. I funzionari libanesi, dal canto loro, vogliono un ritiro completo.

Separatamente, gli Stati Uniti, l’Egitto e il Qatar hanno proposto un cessate il fuoco di quattro settimane a Gaza durante il quale Hamas rilascerebbe fino a 10 ostaggi, secondo un funzionario egiziano e un diplomatico occidentale.
Ma Hamas non sembra ancora disposto a rilasciare decine di ostaggi senza la garanzia di un cessate il fuoco duraturo e un ritiro completo di Israele da Gaza, anche dopo l’uccisione del suo leader principale, Yahya Sinwar. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha insistito per un controllo israeliano duraturo su alcune parti del territorio.

Nuovi raid israeliani su Gaza, almeno 88 morti

Due attacchi aerei israeliani nel nord della Striscia di Gaza hanno ucciso martedì almeno 88 persone, tra cui decine di donne e bambini. Lo hanno dichiarato i funzionari sanitari, mentre il direttore di un ospedale ha affermato che le ferite potenzialmente letali non sono state trattate, perché un intervento delle forze israeliane nel fine settimana ha portato alla detenzione di decine di medici.

Nelle ultime settimane Israele ha intensificato i bombardamenti aerei e le operazioni di terra nel nord di Gaza, affermando di essere concentrato sullo sradicamento dei militanti di Hamas che si sono riorganizzati, dopo più di un anno di guerra. Gli intensi combattimenti stanno sollevando l’allarme per il peggioramento delle condizioni umanitarie di centinaia di migliaia di palestinesi ancora nel nord di Gaza.

Le preoccupazioni per l’insufficienza degli aiuti che arrivano a Gaza sono state di nuovo esplicitate lunedì, quando i legislatori israeliani hanno approvato due leggi per tagliare i legami con la principale agenzia delle Nazioni Unite che distribuisce cibo, acqua e medicine e per vietarle l’accesso al territorio israeliano. Israele controlla l’accesso sia a Gaza che alla Cisgiordania occupata, e non è chiaro come l’UNRWA potrebbe continuare il suo lavoro in entrambi i luoghi.

MsF, a Gaza situazione critica, ospedali a malapena funzionanti

Intanto la “situazione al nord di Gaza rimane critica, con centinaia di morti, persone ferite e sfollate e ospedali a malapena funzionanti”. Lo ribadisce Medici senza Frontiere. “La situazione a Jabalya e nel nord di Gaza rimane devastante e insostenibile, con centinaia di morti e feriti - afferma Sarah Vuylsteke, capo progetto di MsF a Gaza -. Gli sforzi per portare aiuti, acqua e cibo inclusi, continuano a essere vani. Migliaia di persone si stanno spostando a piedi verso Gaza City attraverso i corridoi predisposti dall’esercito israeliano. Tra loro ci sono anche anziani, persone con disabilità, bambini piccoli, malati e feriti. Queste persone devono spostarsi per chilometri senza cibo, senza acqua, senza poter trasportare i propri effetti personali. Non sappiamo se queste persone ce la faranno”. “Siamo molto preoccupati per le condizioni dei tre ospedali al nord di Gaza”, aggiunge MsF citando la carenza di personale (un chirurgo è in stato d’arresto) di strutture (distrutte) e di rifornimenti (bloccati). “Siamo inoltre preoccupati per le decine di migliaia di persone a Gaza City: l’accesso alle risorse è limitato da molto tempo a causa del blocco delle forniture”.

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