Il Regno Unito ha notificato "formalmente" all'Unione Europea venerdì il proprio rifiuto di prolungare il periodo di transizione post-Brexit oltre la fine dell'anno, rafforzando i timori di una dolorosa interruzione degli scambi.
Dopo aver lasciato l'UE il 31 gennaio, Londra ha continuato ad applicare le regole dell'UE e sta negoziando con Bruxelles i termini delle nuove relazioni, compresi gli scambi commerciali, ma finora senza alcun progresso significativo.
RG 18.30 del 12.06.2020 - Le spiegazioni di Tomas Miglierina sui nuovi termini.MP3
RSI Info 12.06.2020, 20:51
Contenuto audio
In vista del mini-summit virtuale di lunedì tra il primo ministro Boris Johnson e i leader dell'UE, la questione dei tempi è stata accantonata. Considerato che il Governo britannico sta martellando mediaticamente su questo punto da mesi, non intende chiedere una proroga del periodo di transizione oltre il 31 dicembre, anche se teoricamente potrebbe farlo fino alla fine di giugno.
La conferma ufficiale è arrivata dal primo Segretario di Stato Michael Gove, che ha formalizzato la decisione durante un incontro virtuale con il vicepresidente della Commissione europea per le relazioni istituzionali Maros Sefcovic. "È deciso", ha insistito in televisione, "porta chiarezza e certezza alle aziende per consentire loro di prepararsi".
Su Twitter, il negoziatore europeo Michel Barnier "ha preso atto della decisione britannica di non prolungare". "Ora dobbiamo fare progressi nella sostanza", ha avvertito.
I punti di frizione
Nonostante quattro sessioni di negoziazione da marzo a oggi, restano ancora aperte diverse questioni legate all’auspicato nuovo accordo di libero scambio. Tra queste vi sono le garanzie di concorrenza leale richieste dall'UE in cambio di un accordo commerciale senza quote o tariffe, così da evitare di avere un'economia deregolamentata alle porte, ma anche la risoluzione delle controversie tra le due parti o ancora l’esplosiva questione della pesca.
In assenza di un accordo sulle relazioni commerciali tra gli ex partner si applicherebbero unicamente le regole dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) che, con le loro tariffe elevate, indebolirebbero le economie già duramente colpite dalla pandemia di coronavirus.
Lunedì è prevista una prima discussione, in videoconferenza, tra il premier britannico Boris Johnson, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e il presidente del Parlamento europeo David Sassoli. Secondo una fonte europea all’incontro parteciperà anche Michel Barnier.
Controlli doganali alleggeriti
Per non penalizzare le aziende che già subiscono gli effetti economici della nuova pandemia di coronavirus, il Governo britannico ha infine annunciato che i controlli doganali sulle merci importate dall'UE non saranno introdotti in modo brusco, ma a tappe nel corso del primo semestre del 2021. "Questo approccio flessibile e pragmatico darà all'industria più tempo per prendere le disposizioni necessarie" ha spiegato Downing Street in una nota.
Nonostante le rassicurazioni, i governi di Scozia e Galles hanno scritto venerdì una lettera congiunta a Boris Johnson, pregandolo di chiedere all'UE una proroga del periodo di transizione, proprio per sostenere le imprese.