Volevo parlarvi di Anita, che ha deciso già qualche giorno fa di non esserci. Me lo ha scritto suo padre Stefan, professore d'università, uomo dalle mille risorse e competenze. Anita è la giovane ragazza polacca che per anni mi ha accompagnato da Cracovia a Varsavia, nei viaggi di lavoro. Lei ora ha figli piccoli. Meglio prendersi una vacanza, lontano dalla folla. E dai rischi potenziali di una manifestazione che riempirà le strade di casa sua, Cracovia, di milioni di giovani cristiani. Un bel bocconcino per l'IS e i suoi accoliti, depressi o meno.
Penso alla scelta di Anita, mentre a Cracovia arriva la notizia dell'assassinio di un anziano prete a Rouen, a centinaia di chilometri da qui. Erano in due, lo hanno sgozzato come una bestia. Era un bersaglio facile: durante la Messa, circondato da due o tre fedeli, anziani. A Cracovia sono 40'000 i poliziotti che garantiscono la sicurezza della manifestazione, molti in borghese, mi dicono, io faccio fatica a notarli. Quanti erano i gendarmi a Rouen a difendere il vecchio prete? Forse nessuno. I giovani francesi riuniti nel loro quartiere generale proprio non capiscono quale Dio possa essere così crudele e disumano da armare la mano dei due assassini. Loro fanno una esperienza diversa: il fatto cristiano vissuto fa emergere le energie migliori. La religione che loro professano è vita, solidarietà, compagnia a chi è in difficoltà.
Questa sera è festa per le strade di Cracovia. In migliaia si salutano, si parlano in lingue diverse, aspettano di trovarsi insieme, nei prossimi giorni. Ho visto un manipolo di cristiani cinesi dietro una grande bandiera rossa, e poi tanti tricolori francesi. La morte non ha avuto l'ultima parola.
Bruno Boccaletti