Alle stazioni di servizio la fila di automobili si estende per chilometri. Per non perdere il turno gli autisti dormono in macchina. Secondo le autorità l’isola riceve solo i due terzi della quantità di combustibile di cui avrebbe bisogno per coprire il fabbisogno di base. Una crisi per cui quest’anno si sacrifica anche un evento simbolo per il Governo cubano, l’annuale manifestazione di massa del Primo Maggio. Nel giorno internazionale dei lavoratori la Piazza della Rivoluzione all’Havana si riempie e celebra la vittoria del partito comunista. Per organizzare l’evento autobus in tutto il paese trasportano la gente fino alla capitale. Al di là che chi partecipi lo faccia per obbligo o per convinzione, il rituale si ripete ogni anno. Questa volta però non c’è il carburante per alimentare gli autobus, o si è preferito non toglierlo ai guidatori in fila da giorni. In nome dell’austerità si terranno manifestazioni locali, di più basso profilo, che si possano raggiungere a piedi. Non succedeva dal 1959, a eccezione dei primi due anni della pandemia, in cui la manifestazione fu cancellata per contenere i contagi.
La benzina è un bene di lusso che viene a razionato anche senza questa crisi e il Governo dovrebbe garantire la fornitura ai diplomatici così come ai turisti che optano per una vacanza "on the road". Ma quest’anno anche loro si trovano bloccati come gli altri. È un nuovo impedimento all’industria del turismo, fondamentale per l’economia cubana. Crollata a causa della pandemia, continua a incontrare ostacoli nella ripresa.
Il Venezuela intanto guarda agli Stati Uniti
Le autorità cubane puntano il dito contro i fornitori che non stanno compiendo con gli impegni contrattuali. L’embargo imposto dagli Stati Uniti a Cuba, il più lungo della storia, è un impedimento alle transazioni bancarie e comunque Cuba ha grandi difficoltà a pagare. L’accordo con il principale fornitore, il Venezuela, prevede che l’isola “paghi” inviando personale specializzato quale medici e insegnanti. Ma la produzione di petrolio è diminuita in Venezuela e nell’ultimo decennio le forniture a Cuba sono crollate del 50%. Quest’anno poi il Venezuela ha visto aprirsi una porta chiusa per anni, quella della fornitura agli Stati Uniti. Per bilanciare la mancanza di petrolio e gas naturale russo, bloccato dalle sanzioni imposte a seguito dell’invasione dell’Ucraina, Washington ha permesso alla Chevron di importare petrolio dal Venezuela, limitando la capacità di forniture a Cuba.
Una vita sempre più difficile
Tra mancanza di cibo, medicine, elettricità e adesso anche quel poco di carburante che veniva garantito, la vita a Cuba è sempre più difficile. L’embargo imposto dagli Stati Uniti e rafforzato dall’amministrazione Trump non dà segni di aperture, nonostante i tanti appelli da parte delle Nazioni Unite. Il Governo cubano, da parte sua, ha introdotto solo lentamente riforme economiche che non hanno ancora portato i cambiamenti importanti. In questo contesto gli effetti della pandemia sono stati devastanti. Il risultato più immediato è l’impennata migratoria. Negli ultimi 12 mesi 320’000 cubani hanno cercato di attraversare illegalmente il confine con gli Stati Uniti, che solo una settimana fa ha ripreso i voli di deportazione per rimpatriare cubani, dopo due anni di pausa dovuti al covid-19.