Aumenti dei dazi doganali sui prodotti in arrivo dalla Cina, dal Canada e dal Messico. Sono le misure commerciali che Donald Trump ha confermato, in vista del suo reinsediamento nel gennaio prossimo alla Casa Bianca. Trump, attraverso alcuni post pubblicati martedì notte sul suo social network Truth, ha motivato le decisioni con le attuali crisi legate all’immigrazione clandestina e al traffico di stupefacenti.
“Il 20 gennaio, per uno dei miei molti, primi decreti, firmerò tutti i documenti necessari per imporre tariffe del 25% su TUTTI i prodotti in entrata negli Stati Uniti dal Messico e dal Canada”, ha dichiarato, precisando che esse rimarranno in vigore “fino a quando la droga, in particolare il fentanyl, e tutti gli immigrati clandestini non fermeranno questa invasione del nostro Paese”. In un altro post il neopresidente ha preannunciato un incremento del 10% dei dazi, unitamente a quelli già in vigore e a quelli supplementari che potrebbe ulteriormente decidere, “su tutti i numerosi prodotti in arrivo negli Stati Uniti dalla Cina”.
Notiziario
Notiziario 26.11.2024, 06:00
Contenuto audio
Circa l’afflusso di stupefacenti di origine cinese, Trump ha sottolineato di aver spesso sollevato il problema con i leader di Pechino, i quali gli avevano promesso di punire severamente i trafficanti “fino alla pena di morte”, senza però poi dar seguito a questa promessa.
Da parte di Cina e Canada si registrano già prime reazioni. “Nessuno vincerà una guerra commerciale”, ha ammonito un portavoce dell’ambasciata cinese a Washington, aggiungendo di ritenere che una cooperazione economica e commerciale sia invece “per natura mutuamente vantaggiosa”. Per parte sua Ottawa, attraverso l’Esecutivo del premier Justin Trudeau, ha ricordato che il Canada “è essenziale per l’approvvigionamento energetico” degli Stati Uniti.
La questione dei dazi in aumento è da sempre uno dei leitmotiv di politica economica di Trump, il quale non teme di rilanciare guerre commerciali come quella avviata con la Cina durante il suo primo mandato alla Casa Bianca. All’epoca motivò tale politica con il deficit commerciale fra i due Paesi e con pratiche sleali imputate a Pechino.