L’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca chiama l’Europa a far fronte comune: “Abbiamo dimostrato di poter prendere in mano il nostro destino”, ha detto la presidente della Commissione dell’UE Ursula von der Leyen parlando a Budapest al summit di una quarantina di Stati parte della Comunità politica europea (Svizzera compresa rappresentata da Viola Amherd) e alla vigilia di un incontro più ristretto con i soli Ventisette.
In realtà 26, visto che - a causa della crisi di Governo tedesca - in Ungheria è rimasta vuota la sedia riservata al rappresentante del peso massimo del continente, la Germania. Sui medesimi toni di von der Leyen anche il presidente francese Emmanuel Macron, secondo il quale “la domanda che si pone è se vogliamo scrivere la Storia o leggere quella scritta da altri: le guerre di Putin, le elezioni statunitensi, le scelte dei cinesi”.
L'Europa risponde alla rielezione di Donald Trump
SEIDISERA 07.11.2024, 18:00
Padrone di casa, poco amato in Europa ma vicino tanto a Trump quanto a Putin, il premier magiaro Viktor Orban ha optato per la sobrietà, mentre il capo di Stato ucraino Volodymyr Zelensky ha auspicato un’America forte e un’Europa forte che restino strettamente legate e alleate nel sostegno a Kiev.
Zelensky ha da temere dalle intenzioni manifestate da Trump di mettere fine “in un giorno” al conflitto con la Russia, perché le condizioni in questo momento non potrebbero che essere favorevoli al Cremlino che avanza sul campo di battaglia. E d’altra parte un taglio agli aiuti militari di Washington che il magnate ha spesso criticato per il costo miliardario potrebbe mettere l’Ucraina con le spalle al muro, anche se il presidente continua a insistere che sarà il suo Paese a decidere se e a quali condizioni accettare “una pace giusta”. Ogni concessione a Putin sarebbe “inaccettabile” per Kiev e “un suicidio” per l’Europa, ha detto.
Un eventuale disimpegno di Washington dal conflitto avrebbe conseguenze anche per gli europei, chiamati a coprire maggiori costi. A preoccupare il Vecchio continente è anche la prospettiva di maggiori dazi sulle sue esportazioni verso gli Stati Uniti, una prospettiva di fronte alla quale - ha sottolineato l’analista dell’istituto Bruegel Guntram Wolff all’agenzia AFP - gli europei non arrivano preparati e con una strategia comune, con il pericolo che ognuno si ritrovi a compiere un pellegrinaggio solitario verso Washington per trattare con la Casa Bianca. Nel corso della campagna Trump ha definito l’UE una “mini-Cina” per le eccedenze nella bilancia commerciale con gli Stati Uniti. Ultima fonte di preoccupazione, la questione climatica: già una volta il magnate ha ritirato il Paese dall’accordo di Parigi. Biden vi è ritornato, ma un nuovo passo indietro è prevedibile.
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