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Guerre più forti della “tregua olimpica”

A due settimane da Parigi 2024 nessuno si illude che l’evento sportivo possa fermare i conflitti in atto - Lo studioso Jean-Loup Chappelet: “È un termine rimasto senza definizione”

  • 14.07.2024, 07:11
  • 25.09.2024, 12:37
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La colomba della pace con giubbotto antiproiettile dell'artista Banksy

  • Keystone
Di: Stefano Pianca 

La “tregua olimpica” moderna ha poco più di trent’anni, ma soffre gli acciacchi di una vegliarda. L’Olympic Truce o Trève olympique (come viene chiamata in inglese e francese, le due lingue ufficiali del CIO) è una risoluzione che viene adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite ogni due anni, in autunno, su invito del Paese che organizza l’edizione seguente dei Giochi estivi o invernali. Per l’uomo e la donna della strada (se il termine può passare) è un periodo di “pace” durante il quale le parti belligeranti depongono le armi.

Il contenuto della tregua olimpica, spiega alla RSI Jean-Loup Chappelet, professore emerito all’università di Losanna e autore di numerosi libri e articoli sul movimento olimpico, “non è mai stato chiaro nelle varie dichiarazioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Tutti ne parlano senza mai dire esattamente di cosa si tratta. Così i media l’hanno interpretata come una cessazione delle ostilità. Una settimana prima dell’inizio dei Giochi e una settimana dopo chiusura dei Giochi Paralimpici”.

L’idea di pace, continua lo studioso, è stata presente in tutte le edizioni dei Giochi moderni a partire da Atene 1896, attraverso discorsi o atti simbolici come la liberazione delle colombe o gli anelli intrecciati creati da de Coubertin nel 1914 per simboleggiare la giostra pacifica tra gli atleti dei cinque continenti.  Tuttavia, man mano che i Giochi moderni si allontanavano da quelli antichi, l’idea di tregua è scomparsa dalla simbologia olimpica che si è affermata tra le due guerre mondiali.

“Solo ai Giochi di Barcellona del 1992, i primi ad essere aperti a tutti i Paesi del mondo, l’idea della tregua è stata ripresa sotto la presidenza di Juan Antonio Samaranch”, ricorda il professore. La prima volta ad essere sancita fu per Lillehammer 1994, sulla base del testo presentato nel novembre precedente dalla Norvegia. Nel luglio 2000, nel quadro della promozione della pace, il CIO e la Grecia crearono, ad Atene, il Centro internazionale per la Tregua olimpica, che ha pure un logo suggestivo. Tradizione dunque relativamente recente, ma che affonda le radici nell’antichità. Il sito del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ricorda che la “tregua olimpica, o ‘Ekecheiria’, fu istituita in Grecia nel IX secolo avanti Cristo con la firma di un accordo fra Ifito, re di Elide, Licurgo, re di Sparta, e Cleostene, re di Pisa”.

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Il logo del Centro internazionale per la Tregua olimpica

  • Olympics.com

“Tutti fanno riferimento all’antica tregua, ma essa - spiega Chappelet - consisteva semplicemente nel libero passaggio degli atleti e dei viaggiatori che si recavano ad Olimpia, perché all’epoca la Grecia era divisa in polis, città-stato che erano costantemente in guerra tra loro. Per entrare nella città di Elide, da cui Olimpia dipendeva, veniva concesso un lasciapassare a chi veniva da Sparta, Atene o Delfi”. Questa era l’antica tregua, così come la possiamo ricostruire. E questo, continua lo studioso, “si ritrova nella cosiddetta carta d’identità olimpica che permette a chiunque venga ai Giochi Olimpici di entrare nel Paese ospitante senza bisogno di un visto”.

Nel pieno di due grandi conflitti, in Ucraina e in Medio Oriente, e con altre guerre nel mondo, stavolta più che mai la colomba col rametto d’ulivo rischia di finire come un pollo allo spiedo. Quando mancano due settimane all’accensione del braciere a Parigi, il 26 luglio, nessuno scommette un franco sul fatto che Russia, Ucraina, Israele e Hamas depongano le armi per lasciare il campo alle sfide, feroci ma incruente, tra atleti. Ancora più un miraggio immaginare uno stop bellico dal 20 luglio fino a metà settembre (i Giochi Paralimpici terminano l’8 settembre).

Eppure la risoluzione per la tregua olimpica a Parigi 2024 esiste ed è stata adottata, lo scorso 21 novembre, dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con una schiacciante maggioranza di 118 voti favorevoli e 2 sole astensioni: la Siria e la Russia. “Anche la Bielorussia ha votato a favore della tregua olimpica, ma senza sapere di cosa si tratta - fa notare lo studioso -. Perché nella dichiarazione c’è la parola, ma non c’è nessuna spiegazione. Si può dire che venga lasciata aperta all’interpretazione. Un po’ come la nozione di Giochi Olimpici. Cosa è rimasto nella loro versione moderna? C’è ancora il lancio del disco e quello del giavellotto, ma la gara si svolge in modo molto diverso. E poi la corsa dei 200 metri, ad esempio, e quella dei 1500 metri. Tutto il resto non esisteva nell’antichità”.

Reinvenzione moderna, dunque, la tregua e gli stessi Giochi. Dopodiché è interessante notare come un certo “imbarazzo” a scatenare guerre durante o a ridosso delle gare permanga anche nei “peggiori bar di Caracas”. “Sì - conferma Jean-Loup Chappelet - è interessante che lo stesso Putin abbia aspettato fino a dopo le Olimpiadi invernali di Pechino (4-20 febbraio 2022) per lanciare la sua invasione dell’Ucraina il 24 febbraio 2022. Tuttavia, il presidente russo si trovava comunque nel bel mezzo del cosiddetto periodo di tregua olimpica. Ed è per questo che i Giochi Paralimpici 2022 hanno escluso la squadra russa”.

A tal proposito, continua il professore emerito dell’UNIL, “è interessante rilevare che, all’inizio, il CIO ha motivato il suo intervento con la giustificazione che la Russia aveva rotto la tregua olimpica che pure aveva sottoscritto. Ma i russi sono stati molto veloci nel rispondere che la tregua olimpica non esiste nella Carta olimpica. Sono rimasto molto sorpreso quando l’ho letto e in effetti, se si verifica, la parola tregua non c’è. Ecco perché il CIO ha in seguito giustificato l’esclusione delle squadre russe parlando di non conformità alla Carta olimpica, di discriminazione e così via. Ma è stato molto interessante vedere che la tregua è stata finalmente menzionata da entrambe le parti”. La raccomandazione dell’ONU è infatti molto sfumata e si limita a dire che per la durata della tregua olimpica “le atrocità tipiche della maggior parte degli attuali conflitti armati conosceranno una relativa calma”.

In conclusione, si può dire che le Olimpiadi non hanno mai fermato le guerre, ma sono state invece le guerre, nel 1916 e nel 1940 e 1944, a fermare le Olimpiadi.

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Olimpiadi di Parigi, ecco la delegazione svizzera

Telegiornale 08.07.2024, 20:00

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