Non è possibile accusare gli attivisti No Tav di terrorismo per gli assalti con petardi e bottiglie incendiarie al cantiere di Chiomonte nella notte del 13 maggio 2013, poiché manca un "grave danno" per lo Stato e non si è creata "un'apprezzabile possibilità di rinuncia alla prosecuzione dell'opera Tav". Lo scrive la Cassazione, che ha reso note le motivazioni della sentenza del 15 maggio, con la quale chiede di riesaminare l'ordinanza di custodia in carcere per Claudio Albero, Niccolò Blasi, Mattia Zanotti e Chiara Zenobi, agli arresti da cinque mesi.
La Sesta sezione penale critica i giudici di Torino che, il 9 gennaio, hanno formulato per la prima volta contro i manifestanti la grave imputazione di "attentato con finalità terroristiche o di eversione" e contesta la ricostruzione dei fatti, non sufficientemente argomentata. La Cassazione, inoltre, rileva danni materiali modesti e la mancanza di prove per sostenere "un'intenzione lesiva nei confronti degli operai".
M.Ang./ANSA