Il primo maggio, a Cocullo, un paesino di 300 abitanti negli Abruzzi, viene portato in scena un rituale antichissimo a cavallo tra riti pagani e cristiani: "la festa dei serpari". Per invocare la protezione di San Domenico che nel corso della sua vita si sarebbe fermato nella località lasciando due preziosi doni (un dente e il ferro e la sua mula), il borgo e la statua del patrono vengono invasi da serpenti non velenosi. Un'attrazione che richiama frotte di curiosi e che sta attendendo di essere riconosciuta come bene immateriale dell'UNESCO.
Grandi protagonisti di un 1° maggio diverso da quello che si celebra nel resto del mondo, sono i serpari. Gli uomini incaricati della cattura delle bisce che tengono viva una tradizione tramandata di padre in figlio. A inizio aprile battono le campagne alla ricerca delle serpi. Decine di esemplari vengono infilate in un sacco che rimane chiuso fino al 1° maggio. Il contenuto viene svelato in piazza, poco prima della messa solenne. Poi, finita la funzione, danno il via alla processione avvolgendo la statua del santo abate (guaritore dai morsi dei serpenti, ma pure protettore dal mal di denti) con i serpenti che, al termine, della festa vengono riportati nelle campagne e liberati.
Diem/TG