A quasi 40 anni dalla scomparsa, il promotore della giustizia vaticana Alessandro Diddi insieme alla Gendarmeria ha deciso di riaprire le indagini di una vicenda che ha scosso la Santa Sede, il caso della sparizione di Emanuela Orlandi, la ragazza di 15 anni figlia di dipendenti vaticani di cui dal 1983 non si sa più nulla.
Una notizia clamorosa
La notizia è clamorosa perché in 40 anni mai la Santa Sede aveva aperto un’indagine in merito. Nonostante nel corso degli anni le innumerevoli piste aperte sul rapimento abbiano tirato in ballo il Vaticano, mai la Santa Sede aveva fatto un passo del genere. Secondo fonti interne l’indagine di Diddi vuole partire dagli inizi, senza tralasciare alcun dettaglio. A conti fatti è il tentativo di dare il punto di vista definitivo del Vaticano in merito, in modo da non essere più tirati in ballo in futuro. E, insieme, può essere l’occasione anche per verificare colpe sempre negate, fare luce su una eventuale responsabilità della Santa Sede sulla scomparsa.
L'avvocato Laura Sgrò con il fratello della ragazza
Perché l’indagine adesso
Anche se ancora il Vaticano non si è espresso in merito, quello che trapela è che la svolta di aprire un’indagine è stata avallata da Francesco. Da una parte le continue richieste di chiarimento da parte della famiglia di Emanuela, dall’altra le recenti inchieste giornalistiche – non ultima “Vatican girl”, la serie su Netflix che lascia lo spettatore nella convinzione che la Santa Sede sappia qualcosa che non ha mai voluto dire, ma prima di ogni altro il libro del 2016 "Atto di dolore" di Tommaso Nelli – hanno spinto le più alte cariche del Vaticano a muoversi. L’intento, dicono Oltretevere, è di fare come per il caso del cardinale McCarrick, il cardinale statunitense sul quale recentemente un Rapporto della Segreteria di Stato ha svelato la doppia vita fatta di abusi e crimini. Su di lui il Papa ha voluto fare luce e far emergere la verità, per quanto dolorosa. Così ha deciso di fare con Emanuela Orlandi: ricostruire ogni cosa per offrire tutto ciò che il Vaticano sa in modo da avvicinarsi alla verità ed anche non dovere più in futuro intervenire.
La si cercò invano
Orlandi e Ratzinger
Il cardinale Joseph Ratzinger era già in Vaticano da due anni quando Emanuela scomparve. Come prefetto dell’ex Sant’Uffizio ha seguito senz’altro la vicenda, forte anche di uno stretto rapporto con Giovanni Paolo II. Anche per questo è significativo che l’inchiesta sia stata annunciata solo dopo la sua morte. Nelle scorse ore Gänswein ha detto che non esiste alcun dossier in Vaticano sulla Orlandi. Eppure l’avvocato della famiglia Orlandi, Laura Sgrò, ha detto più volte che in un incontro con Gänswein venne confermata l’esistenza di un fascicolo su Emanuela in Segreteria di Stato. Chi abbia ragione resta al momento difficile dirlo, anche se in queste ore in Vaticano non sono pochi coloro che pensano che, scomparso Benedetto XVI, la Santa Sede abbia maggiore libertà di movimento e di indagine.
L’ultima rivelazione
All’interno della Santa Sede “Vatican girl” ha fatto molto rumore. Sopratutto un’intervista contenuta nell’ultimo episodio della serie, laddove una donna afferma di essere stata amica intima di Emanuela e, scegliendo di rimanere anonima, dice che la settimana prima della sua scomparsa, la stessa Emanuela le aveva confidato che «qualcuno vicino al Papa» l’aveva «infastidita» mentre stava passeggiando nei Giardini Vaticani. L’amica di Emanuela dice di aver interpretato questa confessione come un’ammissione del fatto che questa persona le avesse fatto delle avances sessuali, seppure non spiega cosa pensa sia successo o se Emanuela le avesse precedentemente segnalato un comportamento del genere.
In merito a questa intervista, sono significative sono le dichiarazioni del fratello di Emanuela, Pietro, che afferma che se un cardinale le avesse fatto delle avances Emanuela non l'avrebbe detto ai suoi genitori perché avrebbe messo a repentaglio il lavoro del padre in Vaticano. In sostanza, in un momento in cui la Chiesa non ammetteva mai gli abusi sui minori da parte dei preti, la notizia avrebbe scosso nel profondo le fondamenta della Chiesa stessa e senz’altro la famiglia Orlandi avrebbe avuto delle ripercussioni. Per questo, probabilmente, la ragazza non avrebbe mai accusato nessuno. Per questo, lascia supporre la donna intervistata, un prelato della Santa Sede potrebbe essere davvero indiziato, anche a distanza di anni. Per ora si tratta solo di accuse anonime. Al promotore Diddi il compito di fare luce.