L’esercito siriano di Bashar al-Assad, con l’appoggio dell’aviazione russa, ha strappato Palmira al giogo dell'autoproclamato Stato islamico (IS) ma ora gli archeologi di tutto il mondo fremono per conoscere lo stato della cittadella siriana patrimonio dell’umanità.
Dopo 10 mesi di occupazione, la furia iconoclasta degli estremisti islamici ha infatti provocato importanti distruzioni: i seguaci di Abu Bakr al-Baghdadi hanno fatto esplodere lo scorso agosto il tempio di Baalshamin risalente al II secolo d.C. ed anticamente adibito al culto del dio Mercurio; pochi giorni dopo la stessa sorte è toccata al tempio di Bel, l’equivalente di Zeus per i greci e Giove per i romani, risalente al I secolo d.C.
Palmira dopo la riconquista
Il tempio di Bel nel 2010: oggi non esiste più
Ciononostante, in molti si sono detti piuttosto ottimisti riguardo le sorti della "Sposa nel deserto". Maamoun Abdulkarim, direttore generale dell’agenzia siriana per le antichità e i musei, ha dichiarato a Le Monde che "l’80% delle architetture del sito archeologico non sono state danneggiate", come lo mostrano anche le riprese aeree effettuate subito dopo la riconquista.
Palmira: le riprese aeree dopo la riconquista
RSI Info 30.03.2016, 12:55
Non solo distruzione
Gli uomini dell’IS non si sono limitati ad far esplodere i monumenti, ma consapevole del valore sul mercato nero, hanno prelevato e rivenduto numerosi reperti archeologici. "Le tombe sono state saccheggiate", ha aggiunto Abdulkarim.
Palmira: le operazioni di sminamento
RSI Info 30.03.2016, 12:55
Operazioni di sminamento
Parlare di ricostruzione è però avventato: prima le forze lealiste dovranno terminare le operazioni di sminamento. La cittadella potrebbe però rinascere dalle sua ceneri. Ne è convinto anche Denis Genequand, ricercatore all’Università di Ginevra, che prima della in Siria si recò più volte a Palmira. La Svizzera, inoltre, potrebbe giocare un ruolo di primo piano grazie al fondo Paul Collart dell’Università di Losanna.
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