E' stato uno dei criminali più ricercati al mondo, a capo di una fortuna di diversi miliardi di dollari, signore quasi assoluto della cocaina che veniva venduta negli anni Ottanta in tutto il mondo. Oggi, a 22 anni dalla sua morte, Pablo Escobar ritorna ad essere protagonista grazie a film e serie televisive incentrate sulla sua rocambolesca vita. Prima ci ha pensato la colombiana Rede Caracol con una telenovela di 150 puntate “Pablo Escobar, el patron del mal”, che ha battuto tutti i record d’ascolto e che è stata venduta in diversi altri paesi.
"El patron del mal", serie tv colombiana
Poi è stata la volta di Benicio del Toro che sul grande schermo ha interpretato il boss del cartello di Medellin nel film “Escobar: Paradise Lost” dell’italiano Andrea di Stefano. Adesso è la volta di Netflix, che lancia mondialmente “Narcos”, dieci puntate da un’ora ciascuna dirette dal brasiliano Jose Padilha e con protagonista l’attore, anche lui brasiliano, Wagner Moura. Una vera e propria Escobar-mania, un revival che assicura buoni incassi per una figura mondialmente famosa, ieri come oggi.
Il re dei narcos sul piccolo schermo
RSI Info 21.08.2015, 19:31
Il successo sul piccolo schermo non è privo di polemica. In Colombia, paese segnato dalla morte e dal ciclo di violenza degli anni della guerra fra i cartelli di Cali e Medellin e lo Stato, la nuova popolarità di Escobar, interpretata nelle serie della Caracol dal bravissimo Andres Parra ha diviso critica e pubblico. Il revival di Escobar non piace nemmeno a suo figlio Juan Pablo, che vive da vent’anni a Buenos Aires.
Juan Pablo, oggi architetto d’interni, non ama la versione televisiva della vita del padre, un ritratto ambiguo a metà fra l’eroe simpatico e bonario e il villano criminale che, a suo avviso, fa perdere la reale dimensione della violenza provocata dalla guerra della coca in quegli anni.
La copertina del libro "Pablo Escobar, mio padre"
Autore del libro biografia “Pablo Escobar, mio padre”, Juan Pablo ammette l’esistenza in lui di due sentimenti contrastanti, l’amore e l’affetto famigliare e il giudizio morale per i crimini da lui commessi.
L'intervista al figlio Juan Pablo Escobar
RSI Info 21.08.2015, 19:33
La storia di Pablo Escobar ha avuto, dopo la sua morte, anche un côté elvetico. Nel 2005 e poi nel 2009 sono stati individuati dei conti segreti in Svizzera intestati a collaboratori e prestanome del cartello di Medellin. Conti rimasti per alcuni anni inattivi e che sono stati poi confiscati in parte dalla Confederazione.
Poco, comunque, si è saputo del resto della fortuna enorme accumulata da Escobar durante il suo “regno”. Nell’auge del suo potere si ipotizzò che guadagnasse fino ad un milione di dollari al giorno, denaro in parte usato per le stravaganze della sua tenuta nei pressi di Medellin, la finca Napoles, fra auto di lusso, animali esotici e piccoli aerei sempre pronti a decollare con lui a bordo per far perdere le sue tracce.
Padre e figlio
Per Wagner Moura, famoso nei panni del Capitan Nascimento, l’agente onesto e coraggioso della polizia speciale di Rio de Janeiro nella lotta al narcotraffico del pluripremiato “Truppa di Elite” (diretto dallo stesso Padilha) interpretare Escobar in “Narcos” è stata una sfida importante e impegnativa. “Escobar era il re dei narcotrafficanti, ma allo stesso tempo cercava di essere amato dalla sua gente. Usava parte del denaro per costruire case popolari, scuole, opere pubbliche; a Medellin lo adoravano. Era un personaggio anomalo, con varie sfaccettature e per questo, a distanza di tanti anni, ha ancora un senso raccontare la sua storia”. Altri progetti cinematografici e non sono allo studio: la resurrezione di Pablo Escobar grazie alla fiction sembra destinata a durare a lungo.
Emiliano Guanella