Chernobyl, 38 anni dopo

In Ucraina si costruiscono nuove centrali nucleari

I nuovi impianti saranno forniti dalla ditta statunitense Westinghouse al costo stimato di cinque miliardi di dollari; posata la prima pietra per la costruzione di due reattori

  • 26 aprile, 05:54
  • 26 aprile, 07:17
2022-03-16T114039Z_445875491_RC2NLW8RU4V5_RTRMADP_3_UKRAINE-CRISIS-CHERNOBYL-POWER.JPG

Dentro Chernobyl

  • reuters
Di: Stefano Grazioli 

A Chernobyl il 26 aprile del 1986 si verificò il più grande incidente nella storia del nucleare civile. Allora l’Ucraina faceva parte dell’Unione Sovietica e il disastro, che liberò radioattività circa quattrocento volte maggiore rispetto a quella della bomba americana su Hiroshima nel 1945, pesa ancora oggi, 38 anni dopo. La sciagura fu il risultato di un test andato male per cause umane nel reattore numero 4 della centrale.

Due operai dell’impianto morirono a causa dell’esplosione la notte dell’incidente, altre 28 persone nel giro di poche settimane a causa della sindrome acuta da radiazioni. In un’area nel raggio di 100 km dal sito, al confine con la Bielorussia, si ebbe la maggiore contaminazione e furono sfollate oltre 350’000 persone. Il bilancio delle vittime a lungo termine, tra Ucraina, Bielorussia e Russia, i Paesi più colpiti, è racchiuso in un’ampia forbice tra le 4’000 e le diverse decine di migliaia. Dalla fine del 2016 è stato posizionato il nuovo sarcofago, inaugurato nel 2019 da Volodymr Zelensky e costato circa 1,5 miliardi di euro, che assicura la protezione per almeno cent’anni.

Avanti con il nucleare

Nonostante Chernobyl, l’Ucraina, diventata indipendente dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, ha continuato a sfruttare il nucleare, che ha sempre soddisfatto circa il 50% del fabbisogno energetico della nazione. Ancora oggi sono quattro i siti nucleari attivi, per complessivi nove reattori, a Rivne (4), Khmelnytsky (2), Yushniukrainsk (3). Nella centrale di Zaporizhia, la più grande del Paese e in Europa, i blocchi sono sei, al momento però in stand-by. Il sito è sotto controllo della Russia dall’inizio di marzo del 2022, dopo l’inizio dell’invasione dell’ex repubblica sovietica avviata per ordine di Vladimir Putin.

Quello di Chernobyl, dismesso ufficialmente nel 2000, è stato occupato per un breve periodo all’inizio del conflitto dalle truppe russe, suscitando allarme nella comunità internazionale. Anche la situazione di Zaporizhia, che si trova di fatto sulla linea del fronte, continua a essere un fattore di preoccupazione e nonostante gli sforzi dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) Russia e Ucraina non si sono ancora accordate per la creazione di una zona di sicurezza che riduca il rischio di incidenti. Al di là dei problemi che sta causando il conflitto su tutto il sistema energetico, Kiev ha deciso in ogni caso di proseguire sulla strada del nucleare, aumentando la capacità delle proprie centrali.

Tecnologia statunitense

Proprio un paio di settimane è stata posata la prima pietra per la costruzione dei due reattori nucleari nella centrale di Khmelnytsky, nell’omonima regione nell’ovest ucraino. Alla cerimonia, tenuta lontana dai riflettori per ragioni di sicurezza, visto che negli scorsi mesi gli attacchi russi sono arrivati anche nei pressi del sito, hanno partecipato il ministro ucraino dell’Energia Herman Halushchenko e l’ambasciatrice statunitense Bridget Brink, dato che la realizzazione del progetto è affidata a Westinghouse, colosso del nucleare a stelle e strisce che ha intenzione di sostituire progressivamente la vecchia tecnologia sovietica e russa con la propria.

Il periodo di costruzione dei nuovi blocchi di Khmelnitsky sarà di circa sei anni, al costo stimato di cinque miliardi di dollari. I reattori saranno del tipo AP 1000, con una durata di almeno 60 anni. Westinghouse ed Energoatom, l’azienda nucleare statale ucraina, hanno firmato inoltre lo scorso anno un memorandum d’intesa per lo sviluppo e l’implementazione di piccoli reattori modulari (SMR) AP 300, con il progetto di allargare la quota del nucleare nel mix energetico ucraino nei prossimi decenni. Kiev ormai dal 2019 ha cessato di importare gas dalla Russia e con la diminuzione dell’utilizzo forzato dei combustibili fossili, l’energia atomica farà a parte del leone, insieme con l’aumento della quota delle rinnovabili.

Westinghouse in espansione

Se l’Ucraina sembra dunque decisa a potenziare il nucleare con la tecnologia statunitense, Westinghouse, sfruttando anche le difficoltà della russa Rosatom nei rapporti con i Paesi dell’Unione Europa, si sta espandendo ad est e aiuterà anche la Polonia a intraprendere questa strada: Varsavia ha avviato sia la strada della decarbonizzazione, sia un programma nucleare con la realizzazione di una prima centrale nella località costiera di Lubiatowo-Kopalino.

Anche qui saranno costruiti reattori del tipo AP1000, con i lavori che dovrebbero iniziare nel 2026 ed essere conclusi nel 2033. Anche in Cechia lo stesso consorzio, che vede partecipare anche l’altro gigante statunitense Bechtel, ha in programma l’espansione delle centrali di Dukovany e Temelin con reattori AP 1000 e AP 300 che andranno a sostituire i VVER di epoca sovietica.

02:20

Ucraina, bombardamenti a est

Telegiornale 24.04.2024, 12:30

Ti potrebbe interessare