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Israele, un voto per non cambiare

Il reportage del nostro inviato Emiliano Bos

  • 22.01.2013, 10:36
  • 05.06.2023, 17:27
Israel elezioni Knesset 22.01.2013 ky.jpg

Oltre 5 milioni e mezzo di elettori sono chiamati oggi a scegliere i 120 deputati della nuova Knesset, il Parlamento con sede a Gerusalemme. La stampa locale l’ha definita la “più noiosa campagna elettorale” della storia del paese.

L'attuale primo ministro Benyamin Netanyahu è il favorito e si avvia verso il suo terzo mandato a capo del governo. L’unica incognita sembra essere l’ampiezza della vittoria del centro-destra.

di Emiliano Bos

“No, in questo paese non funziona nulla. Per una giovane coppia è impossibile comprare casa”, si sfoga una ragazza che incontro a Kfar Shalem. Siamo alla periferia di Tel Aviv. La rutilante città dell’hi-tech – la metropoli più vivace del Mediterraneo, trendy, cosmopolita e rumorosa – sembra distante anni-luce. Eppure da qui si intravvedono i grattacieli della capitale economica di Israele. Ma qui – in questo quartiere popolare con palazzine basse, i giardini poco curati e le pareti un po’ scrostate - si vedono anche i segnali di una crisi sociale che il governo di centro-destra ha sempre negato.

Deficit pubblico raddoppiato

Eppure oggi in Israele si vota perché lo scorso ottobre Netanyahu non ha voluto sottoporre al Parlamento un bilancio di austerità. Il deficit pubblico è raddoppiato al 4,2%, fino a sfiorare l’equivalente di 10 miliardi di franchi. Per questo il nuovo esecutivo – con gli stessi politici che non hanno voluto varare i tagli pochi mesi fa – dovrà agire con la scure sociale. I “fondamentali” dell’economia israeliana, a dire il vero, stanno comunque bene. Addirittura molto bene se paragonati alle affaticate economie della zona euro o agli Stati Uniti.

"Israele ha bisogno di un premier forte"

L’anno scorso la crescita è stata del 3,3%, quasi il 15% nei 4 anni di governo di Netanyahu, con disoccupazione sotto il 7% e inflazione ferma intorno all’1 e mezzo.
“Io voterò ancora per Netanyahu, perché abbiamo bisogno di un premier forte” mi dice David Baggio, titolare di un chiosco di frutta e frullati all’angolo di Yelet street, la via del mercato delle pulci a Giaffa, lo storico porto appena a sud di Tel Aviv. I suoi nonni – racconta – venivano da Livorno. “Però – aggiunge – dobbiamo spendere meno in sicurezza e più in istruzione”. La difesa assorbe il 17% del bilancio di Israele. Una quantità immensa di denaro. I laburisti – guidati dalla giornalista Shally Yacimovich – insistono proprio sull’aspetto economico.

Stav Shaffir: "O una migliore democrazia o nessuna democrazia"

Bisogna ripensare lo stato sociale, tenendo conto anche delle istanze avanzate nell’estate 2011 durante le massicce proteste popolari. Per la prima volta, in quell’occasione Israele sperimentò un malcontento sociale sbocciato in oceaniche manifestazioni. I giovani occuparono con le tende Boulevard Rotschild, il cuore di Tel Aviv. A guidare la protesta c’era la giovane Stav Shaffir. Oggi ha 27 anni e verrà eletta in Parlamento nelle liste dei laburisti, diventando la più giovane deputata della storia di Israele. L’ho incontrata l’altro giorno. “Questi – mi ha detto - sono gli anni in cui decidere se ci sarà una soluzione con due Stati o nessuna soluzione con i palestinesi, se avremo una miglior democrazia o nessuna democrazia, se ci sarà giustizia sociale oppure no. È questo il momento per vedere dove andremo.

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Naftali Bennet, l'astro nascente della politica israeliana

Ieri al Muro del Pianto, nella Gerusalemme Vecchia, ho incontrato anche la “stella nascente” della politica israeliana, come la stampa locale definisce Naftali Bennet. È un milionario 40enne balzato sulle prime pagine di tutti i giornali per le sue dichiarazioni a favore dei coloni e contro il processo di pace con i palestinesi.
Vanta un curriculum particolare: all’età di 26 anni ha venduto una start-up che produceva sistemi di sicurezza per internet a 145 milioni di dollari. Israele – dopo la Silicon Valley – è il paese al mondo col maggior numero di giovani aziende nel settore delle nuove tecnologie. Bennett è quindi l’espressione di un comparto che da anni trascina l’economia locale. Dopo il servizio militare in cui ha anche guidato una unità speciale, è stato poi capo di gabinetto di Netanyahu. Ora rischia di strappare voti al suo ex-capo. Bennett porterà in parlamento una dozzina di deputati, forse 14-15, secondo alcuni sondaggi, diventando il terzo partito di Israele. Entrerà nel governo di Netanyahu, provocando probabilmente un ulteriore svolta ultra-conservatrice.

Il successo del centro-destra si basa anche sulla strumentalizzazione della “paura di un nemico esterno”, usata come grimaldello elettorale. Così mi ha detto la sociologa Vered Vinitzky-Seroussi, preside della Facoltà di Scienze sociali all’Università Ebraica di Gerusalemme.

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Netanyahu: "una volta i nemici erano i palestinesi..."

Una volta i nemici erano i palestinesi, ora – almeno nelle parole di Netanyahu – è l’Iran. E la questione palestinese è rimasta sullo sfondo. Eppure è enorme e visibile. Proprio come il gigantesco muro di separazione che ho visto andando verso la colonia ebraica di Maaleh Adumim, appena fuori Gerusalemme. Decine di chilometri di un lungo serpentone di cemento, filo spinato e torrette fortificate che separa i palestinesi – anche all’interno del loro territorio, con spazio illegalmente sottratto - da Israele. Nella settimana prima del voto l’esercito israeliano ha ucciso 4 palestinesi, tra cui un ragazzo di 16 anni. Ma qui, sembra assurdo, non fa quasi notizia. Almeno per la maggior parte dei candidati. Che oggi cercano un posto nella nuova Knesset e che di questione palestinese - ad eclusione di quelli in lista nei partiti arabo-israeliani - non mai parlato mentre andavano a caccia di voti.

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  • RG 08.00 BOS Israele lancio 22.01.13.MUS

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  • RG 07.00 BOS Israele economia 22.01.13.MUS

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  • RG 12.30 BOS Israele deputata 21.01.13.MUS

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  • PP12.00 BOS- ISRAELE 22.01.13.MUS

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