La sentenza pronunciata mercoledì dalla Corte costituzionale scardina l'impianto principale della normativa in vigore dal 2005. Ben tre elezioni politiche - nel 2006, nel 2008 e lo scorso febbraio - si sono intanto svolte secondo disposizioni giudicate ora incompatibili con la legge fondamentale dello Stato.
A uscirne delegittimato è quindi l'attuale Parlamento italiano. E gli interrogativi si focalizzano ora sulle nuove norme che dovranno regolare le elezioni legislative, nel rispetto dei principi costituzionali.
Quanto stabilito dalla Corte non sancisce affatto un ritorno automatico alla normativa in vigore prima dell'introduzione del "Porcellum". Quella legge - risalente all'ormai lontano 1993 - prevedeva un sistema maggioritario, "corretto" però da una consistente quota proporzionale per l'assegnazione dei seggi.
La sentenza della Consulta definisce illegittimi sia il premio di maggioranza che il sistema delle "liste bloccate" introdotti dal "Porcellum". Ma ciò che resta in piedi della discussa legge consentirebbe, alle prossime elezioni, di ridisegnare il Parlamento attraverso un sistema proporzionale e la possibilità, per gli elettori, di esprimere una preferenza.
È questa, almeno per ora, l'opinione di autorevoli giuristi chiamati in causa dopo la comunicazione della sentenza. Si tratta però di attendere le motivazioni della medesima, che saranno pubblicate solo prossimamente.
"Resta fermo che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali", precisa ovviamente la Corte costituzionale. Spetta quindi agli ambienti politici la possibilità di elaborare un'alternativa. Un compito che potrebbe però risultare tutt'altro che facile, se si considerano le divisioni fra i maggiori schieramenti.
Si fa strada l'ipotesi di un sistema elettorale a doppio turno, come quello già in vigore in Italia per l'elezione dei sindaci: su questa opzione, negli ultimi giorni, sembra emersa una convergenza fra il premier Enrico Letta, il probabile nuovo segretario del PD Matteo Renzi e Angelino Alfano, il leader del "Nuovo centrodestra" appena dissociatosi da Silvio Berlusconi.
Contrari sono però Lega Nord e i fedelissimi di Berlusconi riuniti ora in Forza Italia. Alla soluzione del doppio turno potrebbe quindi mancare un numero determinante di voti nell'attuale Parlamento.
Alex Ricordi
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Il servizio di Claudio Bustaffa
RSI Info 05.12.2013, 07:52