Le autorità californiane hanno reso noto mercoledì di indagare da un anno e mezzo sulle pratiche di Facebook in materia di protezione della vita privata dei suoi utilizzatori, accusando il social network di ostacolare gli investigatori rifiutandosi di trasmettere i messaggi e-mail del suo numero 1, Mark Zuckerberg.
Si tratta dell’ennesimo guaio di questo tipo per il colosso mondiale dei social media, che – come nel caso di altri leader tecnologici – è oggetto di un’inchiesta a livello nazionale in quanto sospettato di attuare pratiche anticoncorrenziali.
Will Castleberry, vicepresidente di Facebook incaricato delle politiche locali e nazionali, ha riferito che l’azienda aveva “cooperato strettamente con l’indagine dello Stato della California”, fornendo “migliaia di pagine di risposte scritte e centinaia di migliaia di documenti”.
Un portavoce del ministro della Giustizia californiano ha però reagito dichiarando che a suo avviso “sembrerebbe che abbiamo una concetto differente di cooperazione”, segnalando venticinque richieste a cui il social network non ha risposto o ha rifiutato di fornire la documentazione.