Per un anno intero la Russia sarà monitorata sul rispetto dei diritti umani. È un messaggio forte al Cremlino quello contenuto nella risoluzione approvata venerdì a Ginevra dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite.
II testo chiede di nominare un rappresentante speciale. Gli si chiede di raccogliere, esaminare e valutare le informazioni di tutte le parti toccate dalla violazione dei diritti nella Federazione russa. Il lavoro non sembra mancare. Tra le violazioni cita proprio la dissoluzione dell’ONG Memorial premiata venerdì con il Nobel per la pace. Poche ore dopo, ha reso noto l'agenzia Interfax, la giustizia russa ha ordinato il sequestro della sede di Mosca dell'organizzazione poiché gli spazi sono diventati proprietà dello Stato, sulla base della decisione di chiusura dello scorso dicembre.
Nobel per la pace, intervista al presidente di Memorial-Italia
Telegiornale 07.10.2022, 22:00
Ci vorrà però pazienza, la nomina del relatore o della relatrice è prevista solo a marzo. La risoluzione è quindi soprattutto un messaggio a Putin. Ma sono proprio i numeri della votazione a rivelare intenzioni più sottili.
A favore del documento hanno votato 17 Paesi, 24 si sono astenuti e 6 hanno detto no (Cina, Bolivia, Kazakhstan, Cuba, Eritrea e Venezuela). La Svizzera si è schierata a favore assieme al blocco compatto di quasi tutta l'Unione europea (ad eccezione dell'Ungheria). A guidare i contrari Pechino, che ieri aveva festeggiato la bocciatura di un’altra risoluzione che chiedeva l’apertura di un dibattito sui diritti umani in Cina. Ma i Paesi con forti legami economici con il Dragone, soprattutto africani e mediorientali, dopo aver votato no ieri, oggi si sono astenuti.
Segno che Pechino ha esercitato pressioni per sé, ma non per Mosca. La stessa Ucraina che ieri si era astenuta contro la Cina, oggi ha votato a favore contro la Russia.
A testimonianza che la priorità oggi è quella di separare i destini di Putin e Xi Jinping. Anche i diritti umani possono servire.