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La Siria del futuro secondo al Sharaa

Il leader che ha guidato la liberazione del Paese dal regime di Assad conferma l’intenzione di avere buone relazioni con tutti e di essere inclusivo pure con i curdi, invisi alla Turchia che l’ha sostenuto

  • 30 dicembre 2024, 12:33
  • 30 dicembre 2024, 12:55
01:31

RG 12.30 del 30.12.2024 La corrispondenza di Lorenzo Trombetta

RSI Info 30.12.2024, 12:28

  • Keystone
Di: ATS/ANSA/EnCa 

“Per convocare nuove elezioni potrebbero essere necessari quattro anni”: è il nuovo leader de facto della Siria, Ahmed al Sharaa, che ha guidato la ribellione contro il regime, a dare per la prima volta una tempistica sulla transizione che dovrà portare il Paese a liberarsi definitivamente delle scorie della lunga epoca di oppressione durante la dinastia degli Assad. Tre anni, la sua previsione, serviranno per la stesura di una nuova Costituzione.

Ahmed al Sharaa, noto anche come Abu Mohammed al Jolani, è tornato a parlare ai media, in questo caso in un’intervista ad Al Arabiya, per tentare di rassicurare la comunità internazionale sul futuro stabile e soprattutto inclusivo della Siria. Con tanti temi toccati, dalle riforme interne ai rapporti con i partner regionali, e non solo. A partire proprio dal voto che i siriani chiedono a gran voce dopo oltre cinquant’anni di regime baathista. Per avere una consultazione elettorale legittima è necessario realizzare un censimento completo, ha spiegato al Sharaa, secondo il quale la popolazione inizierà a vedere miglioramenti significativi nei servizi pubblici entro un anno.

Il leader siriano, al potere a Damasco da meno di un mese, deve già affrontare le critiche sulla composizione del governo di transizione, in cui è prevalsa la componente islamista del suo movimento, Hayat Tahrir al Sham, il principale tra quelli della galassia ribelle: l’uniformità nelle nomine era necessaria per garantire la coerenza durante questa fase critica “e non intendevano escludere nessuno”, ha spiegato, assicurando che lo scioglimento dell’HTS sarà annunciato alla Conferenza di dialogo nazionale.

Poi c’è il nodo dei curdi, invisi al principale sostenitore della nuova Siria, il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan. Sharaa ha confermato che l’amministrazione di transizione è in trattative con le Forze Democratiche Siriane (SDF) guidate dai curdi e sostenute dagli Stati Uniti per risolvere la crisi nella Siria nord-orientale, con l’obiettivo di integrarle nelle forze armate nazionali. E ha ribadito che i curdi sono parte integrante del tessuto siriano, escludendo qualsiasi piano di spartizione. “Non ci sarà alcuna divisione della Siria in alcun modo”, ha assicurato.

La porta non viene chiusa verso gli storici alleati di Assad, ma con dei paletti. “La Siria non può non avere relazioni con un grande paese con peso regionale come l’Iran, ma queste devono essere fatte sulla base del rispetto della sovranità dei due Paesi e senza interferenze negli affari interni”, ha dichiarato il leader siriano.

Rispetto poi a Mosca, che ha una presenza militare importante con due basi nel Mediterraneo, Sharaa ha assicurato: “Non vogliamo che la Russia esca dalla Siria in un modo che comprometta i suoi rapporti con il Paese”. Perché Damasco mantiene “interessi strategici” con il “secondo Paese più potente al mondo”.

Al Sharaa, intanto, lunedì ha incontrato il ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha, per quella che è la prima delegazione ufficiale di Kiev in Siria da anni: Sybiha ha incontrato anche il premier siriano Mohammad al Bashir e il ministro degli Esteri Asaad Hasan Al Sheyban. Ha inoltre confermato che già domani, martedì, la Siria riceverà dall’Ucraina 500 tonnellate di farina di grano nell’ambito dell’iniziativa “Grano dall’Ucraina”.

“Questa spedizione fornirà cibo per oltre 33’000 famiglie siriane, ovvero 167’000 siriani, per un mese. Si tratta di un pacchetto di aiuti umanitari gratuiti ed è solo il primo lotto. Siamo pronti a consegnarne molti di più”, ha dichiarato Andrii Sybiha al quotidiano Kyiv Independent.

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