La Polonia cambia. Lo si vede dalle piccole cose (o dalle grandi, fate voi). Quando da queste parti passò Benedetto XVI, non molti anni fa, era ancora in vigore la norma comunista che impediva di vendere alcolici quando era presente un grande personaggio. Niente alcol nelle città visitate da Ratzinger, neppure un goccio di birra. Quella norma è andata in soffitta, senza tanto clamore, e oggi per le vie di Cracovia si beve birra a fiumi, senza per altro provocare moti di ebbrezza collettiva. I giovani delle GMG sono disciplinati, escono a frotte la sera e una birra al bar ci sta, dopo una giornata spesa a riflettere sui contenuti della manifestazione e a macinare chilometri a piedi da un capo all'altro della città.
Che resta invece immutata è la certezza che le parole del Papa contano. A prescindere, come dicono qui. A prescindere cioé dalle idee e dalle posizioni che esprime. Dire che tutte le religioni vogliono la pace significa fare alzare più di un sopracciglio a chi crede, invece, che non tutte le religioni perseguano fini pacifici. Ma Bergoglio è così, non ha paura di scandalizzare anche i bravi cattolici per affermare un principio di fondo: i cristiani devono essere uomini di pace, lontani dalla tentazione dell'occhio per occhio, dente per dente. Nelle altre religioni c'è questa radice, anche se a volte la fiammella sembra esile. È ingenuità nei confronti di chi compie attentati in nome di un Islam puro? Può darsi, ma il cristianesimo vuole essere se stesso, fino in fondo: una proposta libera, non costrittiva, che guarda in modo positivo ciò che è diverso da sé. È la scommessa di questo Papa.
Stasera Bergoglio incontra per la prima volta i giovani delle GMG. Domani va ad Auschwitz. Ho passato la mattinata al quartiere ebraico, a parlare con gli ebrei di Cracovia, giovani e vecchi, sul significato di questa visita. È un mondo fantastico. Vi racconterò domani.
Bruno Boccaletti