“Non potrei immaginare una vita diversa” ci dice con un sorriso Piero Billeci, presidente dell’associazione armatori di Lampedusa e pescatore da sempre. Un mestiere che a Lampedusa negli ultimi decenni è cambiato molto.
“All’inizio dalla Libia arrivavano barconi con 200, 300 persone, ora dalla Tunisia arrivano con dei barchini con 30-40 persone a bordo, costruiti apposta per questo viaggio”, spiega alla RSI riferendosi ai continui sbarchi di migranti sull’isola siciliana.
La guardia costiera ogni giorno interviene per soccorrere decine di barchini al largo dell’isola. Per permettere il rapido trasporto dei migranti a terra però queste imbarcazioni vengono lasciate in mare, alla deriva. “Lavorare per i pescatori è diventato molto pericoloso” sottolinea quindi Billeci “di notte trascinando le reti a strascico, spesso ci troviamo di fronte barchini di ferro alla deriva che non sono segnalati da nessuno. Se poi sono affondati si impigliano nelle reti, che si rompono e anche tirarle a bordo non è facile”.
I pescatori, quindi, spesso partono all’alba per non rischiare di scontrarsi con i relitti, perdendo l’intera notte di lavoro. Al porto nessuno vuole parlare al microfono ma in molti si lamentano di come sono gestiti gli sbarchi. Di fronte alla nostra telecamera, un peschereccio è appena rientrato con metà del carico. Nella notte le reti si sono incastrate nei resti di un gommone e l’equipaggio ha impiegato quasi tutta la notte per recuperarle.
Le reti dei pescatori di Lampedusa distrutte dai relitti dei barchini che trasportavano migranti
RSI Info 20.09.2023, 16:57
Centinaia di foto dei relitti nel mare
“Io ho un archivio di oltre 300 foto che mi mandano i pescatori con tutto quello che si trova per mare. Di tutto: chiglie di legno, gommoni, barchini di ferro, pezzi di eliche, motori fuori bordo. C’è di tutto”, sottolinea Billeci.
Un danno ecologico ma soprattutto un danno economico. Gli incagli sono diventati così numerosi che ogni barca stima diverse migliaia di euro di danni all’anno. “L’altro danno – prosegue Billeci – sono i relitti dei barchini che vengono lasciati per mesi nel molo e impediscono il passaggio dei pescherecci”.
Ma per mare prima si soccorre chi ha bisogno di aiuto
Piero Billeci, Pescatore
A fine luglio i pescatori avevano minacciato di bloccare il porto se gli attracchi non fossero stati liberati, proteste riaccese dalla situazione delle scorse settimane e oggi si chiede una soluzione. “Noi abbiamo chiesto di organizzare un servizio di raccolta di questi barchini non appena viene fatto il salvataggio. La vedetta che fa il salvataggio viene subito a terra per assistere i migranti che hanno bisogno di cure, mentre un’altra vedetta si occupa soltanto di riportare a terra le barche”.
Rivendicazioni che per ora non hanno trovato ascolto. Ma il malcontento non intacca i principi di chi va per mare. “Le discussioni le devono fare a terra, non per mare. In mare prima si soccorre chi ha bisogno di aiuto”.