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Macri, presidente snobbato

Cristina Kirchner rompe la tradizione della consegna del bastone presidenziale al suo successore

  • 10 dicembre 2015, 07:13
  • 7 giugno 2023, 15:56
Strappo al protocollo mai successo nella storia democratica dell’Argentina

Strappo al protocollo mai successo nella storia democratica dell’Argentina

  • reuters

Di Emiliano Guanella

È una cerimonia di "passaggio dei poteri" completamente anomala quella che si vive questo giovedì in Argentina fra la presidente uscente Cristina Kirchner e il suo successore Mauricio Macri. Dopo 12 anni di potere, se si somma ai suoi due mandati il primo periodo presidenziale del defunto ex marito Nestor, Cristina Kirchner ha deciso di non rispettare la tradizionale consegna del bastone presidenziale alla Casa Rosada al suo successore, il conservatore ex sindaco di Buenos Aires Macri. Non ci sarà e non ci saranno nemmeno i parlamentari del suo partito. Un finale grottesco, fuori dal protocollo tradizionale, con il contorno della veglia notturna organizzata da migliaia di sostenitori della "presidenta" che si sono accampati ieri notte in Piazza di Maggio per salutarla.

Alla base dello smacco di Cristina a Macri ci sarebbe, ufficialmente, la decisione di un giudice federale che ha fissato nella mezzanotte di mercoledì la fine ufficiale del suo mandato. "Siccome il suo mandato finisce a mezzanotte di mercoledì – ha spiegato il suo segretario Oscar Parrilli – non ha nessun senso che la presidente si presenti 12 ore dopo per consegnare il potere a Macri: il paese - ha aggiunto - resterà per 12 ore senza un presidente!".

Mai successo nella storia democratica del paese

Non era mai successo nella storia democratica dell’Argentina, fatta eccezione per i periodi di regime militare, che un presidente uscente non consegnasse il potere al suo successore. Una situazione che spiega la difficile transizione che deve affrontare il paese dopo 12 anni di governo del kirchnerismo. Macri, ingegnere rampollo di una ricca famiglia di imprenditori di origine italiana, è il leader di un partito di centro, il Pro, nato 10 anni fa a Buenos Aires e ha saputo imporsi nel ballottaggio di fine novembre sulla Kirchner per una differenza minima, di poco più di settecentomila voti. Cristina, come la chiamano i suoi sostenitori, non poteva più ricandidarsi e aveva designato come suo erede il governatore uscente della provincia di Buenos Aires Daniel Scioli, che non è riuscito a sfondare.

La transizione fra i due Governi è piuttosto complicata, aggravata dalla delicata situazione economica in cui versa il paese, con la svalutazione della moneta locale, l’isolamento sui mercati e la debolezza della produzione e del mercato interno. Macri, che riceverà la fascia presidenziale dal compagno di partito Federico Pinedo, dovrà raddrizzare l’economia stando attento agli umori dell’opinione pubblica.

Cristina Kirchner, dal canto suo, ha detto che si riposerà nei prossimi mesi in Patagonia, ma ha spiegato che tornerà periodicamente a Buenos Aires per seguire l’attività del figlio Maximo, eletto deputato. Tra il vecchio e il nuovo l’Argentina si interroga su come sarà il suo futuro prossimo.

RG 07.00 del 11.12.15: la corrispondenza di Emiliano Guanella

RSI Mondo 11.12.2015, 09:17

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