Gli alimenti che provengono dai territori occupati dallo Stato di Israele devono recare l’indicazione della loro origine, accompagnata da un'ulteriore specifica, nel caso provengano da un insediamento israeliano all’interno delle zone occupate. Lo ha stabilito la Corte di giustizia dell'Unione europea nella sentenza pronunciata il 12 novembre.
La Corte ha sottolineato, tra l'altro, che il Paese di origine o il luogo di provenienza di un alimento deve essere indicato se l’omissione dell'indicazione può indurre in errore i consumatori, facendo pensare loro che l'alimento abbia un paese di origine o un luogo di provenienza diverso da quello reale. Inoltre, quando l’indicazione di origine o di provenienza è specificata su un alimento, non deve essere ingannevole.
È un inganno, hanno stabilito i giudici europei, apporre sugli alimenti l’indicazione che lo Stato di Israele è il loro "paese d’origine" (quando, in realtà, sono originari di territori occupati - ai sensi del diritto internazionale umanitario - e soggetti a una giurisdizione limitata). I consumatori non devono essere indotti in errore in merito al fatto che Israele è presente nei territori come potenza occupante e non in quanto entità sovrana.
La Corte ha poi rilevato che le informazioni fornite ai consumatori devono consentire di effettuare scelte consapevoli e rispettose, non solo in base a considerazioni sanitarie, economiche, ambientali o sociali, ma anche secondo valutazioni di ordine etico o attinenti al rispetto del diritto internazionale. Simili riflessioni, hanno sottolineato i magistrati, possono influenzare le decisioni di acquisto.
La replica di Israele
Israele respinge in pieno la decisione della Corte di giustizia dell'Unione europea sulla indicazione del territorio di origine per gli alimenti prodotti nei territori occupati. Tale decisione, afferma il ministero degli esteri israeliano, "è uno strumento in una campagna politica contro Israele". Inoltre "riduce le probabilità di raggiungere un accordo di pace e contraddice le posizioni dell'UE sul conflitto. Rafforza anche le posizioni di gruppi radicali anti-israeliani".