Gli sviluppi nel nord-est della Siria sono seguiti con grande interesse da Tel Aviv, che tramite le parole di Netanyahu ha condannato con vigore l’offensiva militare turca. "Israele mette in guardia da una pulizia etnica dei curdi da parte dei turchi o dei loro fiancheggiatori" – ha detto il premier – "E compirà ogni sforzo possibile per garantire aiuti umanitari al coraggioso popolo curdo".
Il sostegno deriva dagli ottimi rapporti di cooperazione militare e di intelligence che i due popoli hanno dagli Anni Sessanta, vista la condivisione degli stessi nemici nella regione.
Inoltre, viene osservata con preoccupazione, anche la politica di disimpegno degli Stati Uniti. Il ritiro annunciato di altri mille soldati dal Nord della Siria fa sorgere dei dubbi sulla reale volontà di Trump di impegnarsi in un braccio di ferro con l'Iran.
Questa decisione unita alle recenti aperture statunitensi e alla mancata risposta all’attacco agli impianti sauditi attribuito al Paese, ha raffreddato i rapporti tra la Casa Bianca e Tel Aviv. Infatti, il premier Netanyahu ha affermato: "Apprezziamo molto il sostegno degli Stati Uniti ma Israele si difenderà da solo contro ogni tipo di minaccia".