L’offensiva turca in Siria, giunta al quinto giorno, ha permesso domenica ai militari di conquistare le città di Tel Abyad e di Ras al-Ain e di prendere il controllo dell'M4, ovvero l’autostrada strategica nel nord est del paese. Oltre una ventina i morti caduti sotto i colpi d'artiglieria turchi, tra cui almeno un giornalista curdo.
I bombardamenti delle forze fedeli ad Ankara, però, hanno avuto anche quale effetto la fuga in massa di centinaia di sostenitori dell’autoproclamato Stato islamico dal campo profughi di Ayn Issa, tra Raqqa e il confine turco. Intanto le forze curdo-siriane si sono accordate con la Russia per consentire all'esercito governativo siriano di entrare in due località chiave, ancora controllate dalle forze curde. Una di queste è Kobane. Ciò per impedire che siano conquistate dai turchi.
Mentre in Europa la cancelliera tedesca Angela Merkel sprona il presidente turco Recep Tayyip Erdogan a fermare l’azione militare, gli Stati Uniti annunciano il ritiro di un altro migliaio di soldati dall’area, sempre più instabile. Dal canto suo il presidente turco, nel corso di una conferenza stampa a Istanbul, ha ribadito che i suoi militari e gli alleati avanzeranno di 30-35 km in territorio siriano per creare una zona cuscinetto, dove trasferire almeno 2 milioni di rifugiati riparati in Turchia.
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