Almeno 14 civili sono rimasti uccisi domenica nei bombardamenti dell'aviazione turca nel nord della Siria. Lo riferisce l'Osservatorio siriano per i diritti umani (basato nel Regno Unito). E cinque persone sarebbero state uccise dalle milizie filoturche.
Intanto l'attacco turco alle postazioni curde nel nord-est della Siria ha costretto 130’000 persone a fuggire dalle loro case, ma il numero potrebbe presto triplicarsi. È l'allarme lanciato dall'ONU domenica: “Ci stiamo addentrando in uno scenario in cui potrebbero esserci fino a 400’000 sfollati e nelle aree interessate dall'offensiva”, sostiene Jens Laerke, portavoce dell'ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento umanitario.
Dal canto loro, i curdi siriani hanno reso noto che quasi 800 affiliati dello Stato Islamico (IS) sono scappati da uno dei campi prigionieri, dove sono in atto i bombardamenti turchi. Le autorità curde hanno precisato che la fuga dei jihadisti stranieri è avvenuta dal campo di Ayn Issa, circa 35 km a sud del confine turco, dove si trovano 12'000 persone - tra cui mogli e vedove di combattenti dell'IS con i loro figli.
Uccisa attivista per i diritti delle donne
Il giornale britannico The Guardian segnala inoltre che tra i nove civili trucidati sabato a sangue freddo dai miliziani filoturchi nel nord-est siriano c'è pure un'attivista per i diritti delle donne. Hevrin Khalaf, 35enne segretaria generale del partito Futuro Siriano, e il suo autista sono stati assassinati a colpi di arma da fuoco su un'autostrada dopo essere stati prelevati dalle loro auto da milizie sostenute dalla Turchia. Lo riferiscono le forze curde, stando alle quali le uccisioni di tutti i civili sono state filmate e il video diffuso in rete.