Sono passati ormai 11 giorni dalla strage nella scuola elementare di Uvalde, in Texas, dove sono stati uccisi 19 bambini e due insegnanti da un ragazzo che non avrebbe potuto acquistare una birra, ma che invece si è potuto tranquillamente comprare due fucili d'assalto. Ebbene in questi 11 giorni, negli Stati Uniti, si sono registrate oltre due sparatorie di massa al giorno. Un conteggio divenuto insopportabile per le famiglie delle vittime.
Il corrispondente della RSI Massimiliano Herber ha incontrato i genitori di una delle vittime della sparatoria nel liceo di Parkland in Florida, avvenuta 4 anni fa, il papà e la mamma di Joaquin, per tutti Guac, morto a 17 anni. Oggi, la vita in questa scuola a nord di Miami pare scorrere tranquilla, ma i genitori della vittima ogni volta che una sparatoria diventa una notizia urgente internazionale si ricordano dell’inazione della politica.
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Una testimonianza nella quale i genitori di Joaquin sottolineano che il figlio non è morto, "mio figlio - dice Manuel Oliver - è stato ammazzato. Sono due cose differenti".
C'è spazio anche per i dubbi, le riflessioni dopo un dolore così grande, per domandarsi cosa la politica può e vuole fare. "Mio figlio mi disse che voleva essere ricordato come un grande uomo- prosegue il papà - uno capace di cambiare il mondo. Come Mandela. Come Mohammed Ali. Era sicuro che avrebbe lavorato per le persone, in loro favore contro le ingiustizie. Devo onorare il suo progetto di vita".