L'ex dittatore sudcoreano Chun Doo-hwan è morto martedì all'età di 90 anni. L'ex generale, che ha governato il paese con il pugno di ferro mettendo a tacere tutta l'opposizione politica, è deceduto nella sua casa di Seul, secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa sudcoreana Yonhap.
Chun Doo-hwan assunse il potere con un colpo di Stato militare nel dicembre 1979 che rovesciò il governo creato dopo il putsch che nell'ottobre precedente aveva visto assassinato il presidente Park Chung-hee. Negli anni successivi il suo regime diresse la forte crescita economica della Corea del Sud, assicurandole anche l'organizzazione delle Olimpiadi estive del 1988. Fu il primo leader sudcoreano a cedere pacificamente la guida del paese.
Governò il Paese tra il 1980 e il 1988, schiacciando brutalmente ogni opposizione politica. A partire dal 1980 fu soprannominato il "Macellaio di Gwangju" per aver ordinato alle truppe di reprimere con la forza una rivolta nella città del sudovest causando almeno 200 morti. Le proteste del movimento studentesco, malgrado la repressione, tornarono ad infiammarsi e nel 1987 indussero il dittatore Chun Doo-hwan e il suo successore designato Roh Tae-woo ad accettare la richiesta di un sistema presidenziale a elezione diretta.
Nel 1996 è stato condannato per tradimento e condannato a morte, in parte per i fatti di Gwangju, ma la sua esecuzione è stata commutata in appello ed è stato rilasciato dopo la grazia presidenziale.