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Nel mondo paludoso dei pirati informatici

Si muovono nel web prendendo in ostaggio dati o bloccando siti - Sono lontani dagli hacker di prima generazioni che puntavano alla creatività e a un mondo più libero

  • 15 giugno 2023, 17:21
  • 20 luglio 2023, 15:52

Chi è il gruppo hacker prorusso che attacca la Svizzera

Telegiornale 15.06.2023, 20:00

  • keystone
Di: Alessandra Spataro

Chi sono i pirati informatici? Come sono organizzati? Perché colpiscono enti governativi? Sono molte le domande che gravitano attorno alla pirateria informatica, anche alla luce dei recenti attacchi informatici che hanno colpito la Svizzera. Per capirne il fenomeno è però necessario fare un po’ di chiarezza. Uno degli aspetti che non bisogna perdere di vista è che gli hacker non nascono come gruppi criminali, anzi.

La prima generazione, i creativi

La parola "hacker" è nata negli anni Settanta negli ambienti accademici statunitensi e più precisamente del rinomato MIT, il Massachusetts Institute of Technology. È qui che si trova l’humus per la crescita di esperti del settore.

Nel parlato gli chiameremmo degli "smanettoni", persone capaci di spingere programmi informatici oltre le funzioni per le quali sono stati progettati. Il loro obiettivo "era l’esplorazione dei sistemi informatici e il rapporto creativo con il computer", ci spiega Federico Mazzini, storico dei media e della comunicazione e professore all’Università di Padova. Le loro intuizioni e scoperte hanno aperto il mondo alle molte tecnologie che usiamo giornalmente (vedi software Open Source).

Avevano e hanno tuttora un codice etico preciso che si basa sulla libertà di espressione e la condivisione del sapere. Wikipedia, per fare un esempio, è un prodotto incubato proprio all’interno della cultura hacker, basata sulla trasparenza dell’informazione e sulla creazione di conoscenza dal basso.

Il cambio di paradigma: i "non creativi"

Negli anni Ottanta però cambia uno dei paradigmi fondamentali degli hacker di prima generazioni: quello della condivisione. Entrano le logiche di mercato e le logiche di proprietà. Negli anni Internet si diffonde e ci sono sempre più dati sensibili che possono interessare gruppi criminali, o meglio cybercriminali, chiamati anche "crackers", com’è il caso dei No Name recentemente saliti agli onori della cronaca anche in Svizzera con i loro attacchi DSoS (il tentativo di bloccare il normale traffico online sovraccaricando le richieste di accesso ai server, ndr).

"Sono gruppi in cui la funzione creativa non è più centrale", continua il nostro interlocutore, "quello che è importa è il risultato, anche perché usano strumenti che in realtà, con un po’ di esperienza, quasi chiunque potrebbe usare". E dell’etica sopraccitata non vi è più traccia, la condivisione del sapere non è più una priorità: "L’attacco DSoS è la negazione della libertà di parola".

Il clan

I gruppi di cybercriminali si costruiscono online, in forum e chat criptate (come Telegram), attraverso diverso livelli di iniziazione. Anonymous rappresenta un esempio che si potrebbe citare e che conosce bene Mazzini, autore tra l’altro del libro "Hackers, storie e pratiche di una cultura". "Qui i membri si affiliavano attraverso un forum anonimo e attraverso l’uso volontario di strumenti che venivano messi a disposizione dal forum stesso. Da qui, la possibilità di donare la propria macchina per attacchi, per esempio, DDoS, come è avvenuto in questi giorni in Svizzera".

RG 07.00 del 15.06.23 - L'intervista realizzata da John Robbiani

RSI Ticino e Grigioni 14.06.2023, 23:44

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Affiliazione ed etica

Riuscire a entrare nei gangli di queste organizzazioni non è però facile, anche perché "le interazioni avvengono su canali estremamente privati, e pure i reclutamenti soggiacciono alle stesse logiche". Nella galassia hacker e crackers ci sono poi diversi livelli di criminalità. Ci sono quelli che richiedono riscatti e che bloccano computer rendendo inaccessibili dati importanti per i proprietari. "Si tratta di vere e proprie organizzazioni, capaci di dare ai propri affiliati delle regole di condotta come per esempio non attaccare ospedali, ecc".

Federico Mazzini

Federico Mazzini

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Poi ci sono quelli, come è il caso di No Name "che vogliono rompere le scatole e attaccano per dimostrare la vulnerabilità dei sistemi presi di mira” e allo stesso tempo sono accompagnati da rivendicazioni politiche. Il gruppo filorusso No Name ha sferrato i propri attacchi contro paesi che sostengono l’Ucraina.

Ma anche qui bisogna prestare attenzione, perché la rivendicazione può non essere legata alla paternità dell’atto: "Sono rivendicazioni che viaggiano sui canali Telegram e che nessuno può realmente verificare o contraddire", sottolinea l’esperto, "inoltre anche parlare di affiliazione a un Governo è altrettanto difficile da appurare".

È un mondo paludoso quello che ospita tutte queste realtà, da quelle con fini più nobili a quelle che si muovono proprio come organizzazioni criminali per estorcere soldi. Realtà che si affacciano sempre più prepotente nella nostra quotidianità.

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Il Quotidiano 15.06.2023, 19:00

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