Nives Meroi e la montagna del "noi"

“Abbiamo iniziato ad andare in montagna per gioco, gioco inteso come modo di esplorare la natura ma anche noi stessi”. Nives Meroi non riesce a parlare della montagna al singolare. Per lei, le vette si possono descrivere solo usando il “noi”, che implica citare indirettamente il suo compagno di cordata e di vita Romano Benet .

La coppia è una rarità nel mondo dell’alpinismo: insieme hanno scalato le più alte cime del mondo. Nata nel 1961 a Bonate Sotto in provincia di Bergamo (regione che ha dato i natali ad altri grandi del mondo della montagna come Walter Bonatti e Simone Moro), ha scalato undici dei quattordici 8'000.

In un mondo prettamente maschile, Nives Meroi è riuscita a ritagliarsi un posto, tracciando la sua via: “L’alpinismo al femminile all’inizio aveva un’attenzione mediatica molto forte”, ci racconta fuori dagli studi della trasmissione Storie (sarà ospite della puntata di domani domenica – guarda il video a lato), “e questa attenzione ha innescato un certo senso di competizione che ha fatto perdere la caratteristica di passione e di attività vissuta in maniera semplice”.

Nel 2009, abbandona il tentativo di salire il Kanchenjunga annunciando dopo il suo ritiro dalla competizione per la prima scalata femminile di tutti gli 8'000 (nel frattempo primato raggiunto dalla spagnola Edurne Pasaban). “Una delle principali componenti dell’alpinismo”, ci confida, “credo che sia la fantasia, non si può limitare questa attività a dei numeri”.

Alessandra Spataro