Per Venezia questo 25 aprile sancisce un nuovo capitolo nella gestione dei turisti. Da oggi, infatti, entra in vigore il contributo unico di accesso di cinque euro. Un modo per contrastare un certo tipo di turismo, in particolare quello di giornata. La misura sarà attuata in 29 giorni, considerati particolarmente affollati. Esentati dal pagamento saranno chi pernotta a Venezia o a Mestre, i residenti a Venezia e nel Veneto o chi lavora e studia in città. Ma questa “tassa” riuscirà veramente a risolvere il problema? Vi proponiamo l’intervista a Simone Venturini, assessore del turismo di Venezia, raccolta da Anna Valenti.
“La nostra ambizione è quella di trovare nuovo equilibrio tra il turismo che viene in giornata e chi vive a Venezia. Questo nuovo equilibrio lo si ricerca scoraggiando l’arrivo in città in quei giorni che noi consideriamo giorni particolarmente affollati (una trentina da oggi fino a luglio, ndr). Sostanzialmente chiediamo ai turisti giornalieri in quei giorni di non venire a Venezia o di venire se proprio vogliono. Però ci deve essere un disincentivo. In questo caso è da un lato la prenotazione e dall’altro il pagamento di un contributo. La prenotazione poi ci consente di sapere in anticipo, e saremo l’unica città al mondo ad avere un’informazione del genere sul giorno dopo, quanti turisti arriveranno. In base a questo dato potremo organizzare i servizi in modo da evitare disagi”.
Ma cinque euro, per disincentivare, non sono forse troppo pochi?
“Considerate che il turismo giornaliero di per sé non è un turismo internazionale, cioè il grosso degli arrivi proviene dalle regioni intorno a Venezia. Chi abita quindi in queste zone, a questo punto magari sceglie di venire a Venezia in quei giorni in cui non deve pagare. Allo stesso tempo, questi cinque euro, scoraggia tutto quel tipo di turismo internazionale che vive Venezia come un’ipotesi di un’opzione di giornata. Ad esempio il turismo che vive nelle spiagge durante la stagione estiva e appena piove o il tempo incerto si riversa a Venezia in giornata. Ecco, in quel caso i cinque euro possono essere un disincentivo. Non è escluso che andando avanti con la sperimentazione, ampliando il numero dei giorni, si possa anche arrivare a una tariffa più alta in base al numero di prenotazioni previste per quel giorno. La legge nazionale prevede un range tra 0 e 10 euro”.
E avete già fatto i calcoli di quanto dovrebbe incassare il Comune?
“Per quanto riguarda il tema degli incassi, se il sistema funziona incasseremo poco, perché lo scopo non è incassare tanto ma che in quei giorni vengano poche persone. Dopodiché, essendo una fase sperimentale, essendo solo 29 giorni ed essendo molti i costi per l’avvio del sistema, sicuramente quest’anno saranno più i costi che le entrate. Dopodiché a regime tutte le entrate in più, tolti i costi, saranno destinati alla salvaguardia della città storica, al suo mantenimento e ai servizi”.