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Più Brexit, meno globalizzazione

La premier britannica donna dei grandi cambiamenti, fra toni conciliatori e fermezza - Le considerazioni, da Londra, di Lorenzo Amuso

  • 19 gennaio 2017, 13:51
  • 8 giugno 2023, 03:06
Elogio al libero mercato con un ma...

Elogio al libero mercato con un ma...

  • reuters

Martedì aveva presentato all’Europa la sua idea di Gran Bretagna globale. Questa mattina (giovedì) - rivolgendosi all’élite internazionale - ha stigmatizzato le conseguenze della globalizzazione deregolamentata. Dai toni conciliatori di chi sta per cominciare un negoziato carico di incertezze, alla fermezza della leader convinta che il suo paese saprà offrire al resto del mondo un nuovo modello politico-economico. Da Londra a Davos, 900 Km e 24 ore dopo il suo discorso più atteso, Theresa May elogia il libero mercato, garante della sicurezza globale, ma ne invoca un profondo cambiamento. Per dare risposte ai timori di chi vede il proprio salario calare, e cambiare la comunità in cui vive. Tecnologia e social media - denuncia la premier - ingigantiscono ed enfatizzano le disparità economiche, alimentando tensioni che i Governi non possono ignorare in nome della sacra autonomia dei processi produttivi.

Società condivisa

Se solo due giorni fa la prima ministra minacciava di trasformare la Gran Bretagna in un paradiso fiscale, qualora l’Europa si fosse dimostrata vendicativa, questa mattina ha rimproverato le multinazionali di "giocare con altre regole", in materia di tasse e diritti dei lavoratori. Ecco il richiamo della premier: capitalismo sì, ma sociale, perché "funzioni per tutti". Per costruire quella "società condivisa", che riconosca diritti e doveri. Degli individui, ma anche delle famiglie, e delle comunità. Così da superare quello che May stigmatizza come "culto individualista".

Ottimismo

In attesa di aggiornare i rapporti con l’Unione, May ridefinisce l’identità della sua azione di Governo. Ambiziosa come la sfida che l’attende con Bruxelles. Un cambio epocale, dettato dal voto referendario, che oggi però appare meno vago. Nonostante gli avvertimenti di Christine Lagarde, le implicite minacce di Pierre Moscovici. Nonostante le indiscrezioni secondo cui HSBC e UBS trasferiranno mille dipendenti a Francoforte, e Goldman Sachs addirittura la metà della forza lavoro attualmente impiegata della City.

Quell’esodo temuto, e ribadito ancora oggi, dal sindaco di Londra Sadiq Khan a favore di altre piazze finanziarie. Finora però l’economia ha tenuto, e il consenso attorno all’uscita dall’Unione è persino cresciuto. Fiducia e ottimismo, per una Brexit globale ma non globalizzata. "La Gran Bretagna diventerà leader mondiale negli scambi commerciali", è la promessa con la quale Theresa May è ripartita dalla Svizzera.

Lorenzo Amuso

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