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Processo Eternit, i giudizi sulla sentenza

Accusa, difesa, familiari dei morti per mesotelioma e sindaco di Casale Monferrato: ognuno ha guardato alla condanna di Stephan Schmidheiny con le "proprie lenti"

  • 8 giugno 2023, 15:32
  • 24 giugno 2023, 08:48

RG 12.30 del 08.06.2023 - Il servizio di Anna Valenti

RSI Mondo 08.06.2023, 15:32

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Di: RG/sdr

La Corte d’Assise di Novara mercoledì ha condannato il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, già dirigente di Eternit dal 1976 al 1986, a 12 anni di reclusione e a indennizzi per oltre 100 milioni di euro. Il reato però non è omicidio volontario bensì colposo, una derubricazione che non ha mancato di suscitare reazioni tra familiari delle vittime, accusa pubblica e difesa.

Le vittime che non finiscono e la condanna

Uno ad uno il presidente della Corte d'Assise di Novara, Gianfranco Pezzone, ha letto il lungo elenco di nomi, oltre 170, delle persone morte per mesotelioma. Ad averli uccisi, secondo i giudici, proprio la Eternit di Casale Monferrato retta per 10 anni da Schmidheiny, dirigente del colosso dal 1976 al 1986. L'accusa rivolta a lui è omicidio colposo aggravato. L'imprenditore svizzero ha agito con colpa cosciente, sapendo cioè che l'esposizione all'amianto avrebbe causato gravi danni alla salute dei lavoratori e ai cittadini di Casale Monferrato e da qui la richiesta di dodici anni di reclusione, mentre l'accusa aveva chiesto l'ergastolo per omicidio volontario. Nella cittadina piemontese si continua a morire per questo specifico male.

Per l'accusa non è una sconfitta

"La Corte - ha riferito alla RSI il pubblico ministero Gianfranco Colaci - ha detto che Stephan Schmidheiny è responsabile delle morti. Significa che la strage di Casale Monferrato ha un responsabile, ha un nome e un cognome. A differenza di altri processi per morti derivanti da esposizione ad amianto, la cosa veramente importante è il numero elevato di omicidi per cui l'imputato è stato condannato, di soggetti residenti, abitanti ed ambiente circostante lo stabilimento. Questa è veramente la grande svolta. Ci sono 50 casi all'anno di mesotelioma nella comunità di Casale Monferrato. Non credo che finisca qua".

Per la difesa è una mezza vittoria

Secondo l'avvocato che difende l'ex dirigente svizzero, c'è stato un ribaltamento totale dell'accusa. "Il fatto che la Corte abbia derubricato in omicidio colposo - chiosa - mi sembra già un passo estremamente importante rispetto all'ergastolo con isolamento diurno che era stato chiesto dal pubblico ministero. Una condanna sia pure a una pena importante come quella di dodici anni e tutt'altra cosa. Noi, conclude, naturalmente faremo appello". Appello che si basa sulla convinzione che non sia possibile stabilire un nesso causale diretto tra la dirigenza Schmidheiny che ha marcato gli ultimi dieci anni di vita dello stabilimento alessandrino aperto a inizio '900, con le morti provocate dall'amianto.

Indennizzi per 50 milioni di euro al Comune, insoddisfatto il sindaco

Federico Riboldi, sindaco di Casale Monferrato ritiene che questa sentenza sia poca cosa. "Poco per quello che abbiamo vissuto, dice Riboldi. Sappiamo bene che fino ad oggi l'imputato si è nascosto e trincerato dietro l'assenza di proprietà in Italia, dietro alla cittadinanza svizzera e quindi difficilmente riconoscerà i risarcimenti dovuti. Abbiamo pagato un costo sociale inimmaginabile, abbiamo perso migliaia di concittadini. Questa comunità meritava qualcosa di più. Abbiamo fatto un primo passo, conclude, la giustizia deve compiere altri passi per dare sollievo vero ad una comunità che ha sofferto molto".

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