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Requiem per il diritto internazionale? “Un’impressione sbagliata”

Marco Sassoli, professore di diritto internazionale all’Università di Ginevra, intervistato a 60 minuti sulla guerra in Medio Oriente: “Entrambe le parti hanno commesso delle violazioni”

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60MINUTI del 07.10.2024 - L’intervista a Marco Sassoli

RSI Info 07.10.2024, 23:19

Di: 60 Minuti / RSI Info  

Considerare morto il diritto internazionale è un’impressione sbagliata. Certo, un’impressione umanamente comprensibile, alimentata dalle numerose notizie che ci giungono dal Medio Oriente e che ci raccontano una quotidianità di frequenti violazioni. Tuttavia, non bisogna farsi illusioni: “La guerra è sempre inumana; se il diritto fosse rispettato ci sarebbero meno vittime, ma ci sarebbero comunque”. Così si è espresso il professore di diritto internazionale dell’Università di Ginevra, Marco Sassoli, intervistato sull’efficacia del diritto umanitario da Reto Ceschi a 60 minuti lunedì sera.

Il diritto umanitario - spiega il professor Sassoli - non serve a far cessare le guerre, il diritto umanitario definisce le regole entro cui si dovrebbe condurre la guerra. E questo distingue la guerra dai crimini: “Non ci sono regole su come commettere un crimine, ma ci sono regole su come condurre una guerra: cosa è accettabile e cosa no”. In guerra anche “le cose accettabili comporteranno delle vittime”, e senza dubbio, “entrambe le parti hanno commesso delle violazioni”. 

A proposito di proporzionalità

Negli ultimi mesi spesso si sono accusate entrambe le parti di violare il principio di proporzionalità. Ma cos’è esattamente la proporzionalità? È un concetto che “si applica solo alla condotta delle ostilità”, utile per valutare un’operazione militare diretta contro un obiettivo. “Catturare ostaggi, commettere stupri, installare insediamenti o prendere intenzionalmente di mira i civili” non sono considerati operazioni militari e, in tal senso, non si può adoperare il criterio della proporzionalità per giudicarli. Cosa che invece si può fare nella valutazione di un bombardamento contro un sito strategico: è pertinente chiedersi se il bersaglio colpito sia (e quanto sia) “importante per i piani militari rispetto ai rischi per la popolazione civile”.

Guardando ai fatti del conflitto: da una parte si ha Hamas che “non pretende neanche che i missili siano diretti contro obiettivi militari”. D’altro canto, spiega Sassoli, Israele ha colpito innumerevoli obiettivi strategici, “diecimila”. “Noi non sappiamo se ognuno di questi fosse veramente essenziale per i suoi piani militari; tuttavia, è difficile crederlo”. “Non è possibile che ci siano stati diecimila obiettivi tanto importanti da permettere a Israele di giustificare la morte di così tanti civili, che necessariamente ne avrebbero sofferto” in uno spazio così ristretto. La stessa cosa vale ora in Libano. 

“La proporzionalità si giudica su ogni attacco individuale e, sul singolo attacco, si valuta la violazione del diritto umanitario rispetto alla proporzionalità”.

Israele e gli ordini di evacuazione

Parlando di correttezza in guerra, in molti difendono la pratica israeliana di informare la popolazione palestinese (o libanese) prima degli attacchi. Ma è un modo di fare veramente conforme al diritto internazionale? “No”, risponde il professore: “non è conforme: ciò che il diritto umanitario richiede è avvertire di ogni singolo attacco, ogni attacco individuale”, indicando alla popolazione, in tempo utile, un obiettivo preciso. Come “una casa” una posizione chiaramente circoscritta dove “vengono lanciati missili”. 

“Tutto il nord di Gaza” o un’intera regione non possono essere un obiettivo militare. Comunicazioni di questo tipo obbligano “tutta una popolazione a fuggire” e sono contrarie al diritto umanitario”. 

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