La guerra interetnica scoppiata esattamente un anno fa nell'Etiopia guidata dal primo ministro premio Nobel per la pace 2019 Abiy Ahmed è arrivata a un punto di svolta: le milizie del Fronte popolare di liberazione del Tigrai (TPLF) alleatesi con quelle dell'Esercito di liberazione degli Oromo (OLA) sono ormai lanciate alla conquista della capitale, Addis Abeba, sulla quale stanno convergendo da nord e da sud.
"Se le cose continuano così, la presa di Addis Abeba è questione di mesi, se non di settimane", ha sostenuto il portavoce dell'OLA, Odaa Tarbii. Lo stesso dà per "scontata" la caduta di Abiy che intendeva riformare l’Etiopia cercando di gestire le tensioni fra le oltre 90 etnie ed ora accusa l'alleanza ribelle di voler "distruggere il paese" facendone una Libia o una Siria.
Il governo ufficialmente nega che ci sia un'avanzata dei ribelli ma ha dichiarato lo stato di emergenza in tutto il Paese e le autorità di Addis Abeba hanno chiesto ai cittadini di organizzarsi per difendere la città. Le comunicazioni sono interrotte in gran parte dell'Etiopia settentrionale e l'accesso ai media vietato, rendendo difficile tracciare le linee dei due fronti.
L'escalation degli ultimi giorni preoccupa la comunità internazionale e l'inviato statunitense per il Corno d'Africa, Jeffrey Feltman, sarà in Etiopia fino a venerdì per chiedere una soluzione pacifica del conflitto.