Sono 35 milioni le tonnellate di cibo che ogni anno finiscono nelle discariche degli Stati Uniti. Si tratta di un record a livello mondiale. In America non solo finiscono al macero più alimentari di qualsiasi altro materiale, dalla plastica alla carta, ma se si ripercorrono i dati raccolti dalle Nazioni Unite si scopre che gli statunitensi gettano via il doppio del cibo rispetto al 1990.
Cibo nel cestino
Ancor più impressionanti sembrano essere le analisi della catena di supermercati Ralphs, una delle più diffuse sulla costa Ovest del paese, che nel 2013 ha ammesso di liberarsi del 20% dei prodotti presenti nelle proprie rivendite. Si tratta soprattutto di frutta, verdura e carne che dopo la data di scadenza non possono trovare un ricollocamento sul mercato.
Bio-combustibile
Per far fronte all'emergenza spreco, a Los Angeles, lo scorso anno Ralphs ha inaugurato il primo Food Digester industriale d'America, una centrale per la riconversione del cibo organico in bio-combustibile.
"Si tratta di una centrale di raccolta del cibo di scarto – racconta Ryan Begin, responsabile del progetto – dopo essere state ripulite dalla plastica e l'alluminio delle confezioni, frutta e verdura vengono convogliate in un grosso silos di compostaggio. Qui viene fermentato il biogas prima dell'incalanamento nel viadotto di distribuzione".
L'esempio Barnana
L'attenzione dei consumatori americani sta però cambiando rotta. Oggi più che mai si assiste al successo di giovani aziende alimentari che prima dei costi e dei profitti mettono al primo posto la sostenibilità.
'Abbiamo deciso di offrire al consumatore un prodotto utile, capace di durare nel tempo e rispettare l'ambiente – racconta Caue Suplicy, 32 anni, titolare di Barnana, start-up che acquista banane invendute direttamente dai coltivatori per trasformarle in barrette essiccate biologiche – In Sud America tonnellate di frutta vengono scartate dalle grandi aziende del cibo e mandate al macero, avevamo in testa questo quando abbiamo aperto la nostra attività'.
Riccardo Ferraris