“Il rapporto dell'ONU mi rende giustizia''. Lo ha affermato Julian Assange parlando in videoconferenza dall'ambasciata dell'Ecuador a Londra.
Il suo legale, Melinda Taylor, ha da parte sua dichiarato che il suo assistito è stato vittima di una “tortura psicologica”, riferendosi al controllo e alla sorveglianza continua delle autorità britanniche, mentre l’ex magistrato spagnolo Baltasar Garzon, consulente dell’attivista australiano, ha affermato che “è imperativo” che Gran Bretagna e Svezia rispettino il rapporto della commissione speciale delle Nazioni Unite, la quale ha stabilito arbitraria la detenzione del 44enne australiano, nonché che vengano abbandonati i procedimenti nei suoi confronti.
Una decisione, questa, che non è vincolante; Londra ha già dichiarato che arresterà comunque il fondatore di WikiLeaks se dovesse lasciare la rappresentanza diplomatica del paese sudamericano, dove si è rifugiato in seguito alle accuse che gli sono state mosse in Svezia per abusi sessuali e a quello che è stato definito lo scandalo "cable gate", che ha portato alla luce un'ingente rassegna di documenti riservati riguardanti l'operato del Governo e della diplomazia statunitense nel mondo.
ATS/ludoC
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