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"Saman è stata strangolata"

Testimonianza del fratello della 18enne pachistana scomparsa. Indagati a Reggio Emilia i genitori e 3 parenti che volevano un matrimonio combinato

  • 7 giugno 2021, 20:56
  • 20 novembre 2024, 20:16
01:37

RG 18.30 del 07.06.21 Il servizio di Anna Valenti

RSI Info 07.06.2021, 20:44

  • ANSA
Di: ANSA/M. Ang. 

La Procura di Reggio Emilia contesta la premeditazione ai cinque indagati per l'omicidio di Saman Abbas, la ragazza 18enne di origine pakistana scomparsa dopo essersi rifiutata di sposare in matrimonio combinato un connazionale in patria. Lo ha confermato la procuratrice Isabella Chiesi. Indagati sono i genitori, due cugini e uno zio.

Nel frattempo è stata acquisita la testimonianza del fratello minore di Saman, che accusa lo zio: "Secondo me l'ha uccisa strangolandola, anche perché quando è venuto a casa non aveva nulla in mano". E' dunque nella testimonianza del minorenne la possibile modalità dell'uccisione di Saman Abbas, ad opera dello zio Hasnain Danish, attualmente ricercato dai carabinieri e dalla Procura di Reggio Emilia.

Danish avrebbe "pianto molto" e minacciato il minore di morte, nel tentativo di non farlo parlare con i carabinieri. Non avrebbe detto invece nulla su dove è stato nascosto il corpo. La notte tra il 30 aprile e l'1 maggio, sempre secondo la testimonianza, lo zio avrebbe detto ai genitori: "Ora andate in casa. Ora ci penso io".

Secondo il Gip di Reggio Emilia Luca Ramponi lo zio, attualmente ricercato, sarebbe dunque l'esecutore materiale dell'omicidio, mentre per quanto riguarda i genitori, attualmente in Pakistan, "è certo - scrive il giudice - che costoro avessero programmato anche di ucciderla per punirla dell'allontanamento dai precetti dell'Islam e per la ribellione alla volontà familiare nonché per le continue fughe di casa". Si deve quindi ritenere che nel chiamare lo zio, che tutti i familiari sapevano essere un uomo violento, per sistemare le cose, abbiano accettato il rischio che la uccidesse. Nell'istigare lo zio a risolvere la questione avrebbero in sostanza acconsentito "all'esito omicidiario in ragione delle proprie intime convinzioni etiche e religiose".

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