INTERVISTA

Se Putin appare umano, troppo umano

La strategia comunicativa del presidente russo, che ora punta sulla simpatia. L’esperto Massimiliano Panarari: “Agisce sul ventre molle dell’opinione pubblica” 

  • 8 marzo, 05:46
  • 8 marzo, 08:00
Lo street artist partenopeo Jorit con Putin a Sochi.jpg

L'abbraccio a Sochi tra lo street artist partenopeo Jorit e il presidente russo Vladimir Putin

  • ANSA
Di: Stefano Pianca

“Com’è umano lei!”. Se non ci fosse di mezzo una guerra si potrebbe anche scherzarci su, invece è maledettamente seria l’operazione simpatia che è andata in scena giovedì sul palco del Forum della gioventù a Sochi. Qui uno street artist italiano, Ciro Cerullo, in arte Jorit, si è fatto fotografare abbracciato al presidente russo Vladimir Putin. Ma soprattutto ha chiesto una foto insieme al leader per, come riportato dall’agenzia ANSA, “mostrare che è un essere umano e contrastare la propaganda occidentale”. Richiesta accettata dal capo del Cremlino, che ha solo obiettato: “Basta che non mi dia un pizzicotto per sincerarsi che sono una persona reale”. Carinerie, insomma, o piuttosto una nuova strategia comunicativa? E a beneficio di chi? Lo abbiamo chiesto a Massimiliano Panarari, sociologo della politica e della comunicazione, nonché professore all’Università di Modena e Reggio Emilia.

Vladimir Putin.JPG

A volte basta un cane

  • Reuters

“Lo si è visto già di recente nel botta e risposta del presidente russo con una studentessa italiana - risponde il professor Panarari -. Ultimamente gli uomini di Putin stanno cercando di costruire una strategia comunicativa della simpatia, dell’empatia e dell’attenzione nei confronti di un uomo che ha invece caratteristiche personali profondamente differenti”.

Sembra quasi che Putin rincorra Volodymyr Zelensky anche sul terreno della comunicazione?

“Non vi è dubbio che il confronto con il presidente ucraino rappresenta qualcosa di ossessivamente presente nella mentalità di Putin. Ma Zelensky ha mostrato tutta la sua originalità e diversità grazie all’anomalia del suo percorso rispetto alle classi dirigenti post sovietiche. Grazie al fatto di provenire dalla società civile e, soprattutto, di avere una professionalità di attore e autore televisivo è riuscito con la sua comunicazione a vincere le elezioni e poi a mettere la sua diversità al servizio di una causa sacrosanta, la difesa del suo Paese dall’autocrazia russa”.

E del presidente russo cosa si può dire?

“Putin, per ragioni anche collegate alla sua ideologia del ‘Russkiy Mir’, di cui si fa interprete con il rifiuto dell’Ucraina come nazione indipendente e anche per un riflesso del totalitarismo sovietico , di cui fu un diligente funzionario nel KGB, è un esempio della personalizzazione della politica secondo canoni diversi da quelli occidentali. Anche se in passato ha ampiamente usato agenzie di comunicazioni occidentali. In lui il nodo della politica personalizzata è diventato più urgente, portandolo a intensificare gli sforzi comunicativi all’interno della dittatura militare russa”.

Sforzi che prendono quali forme?

“Il regime di Putin è maestro, come noto, nella guerra ibrida e nella interferenza maligna nel campo comunicativo sui social e sui media occidentali. In questo caso è verosimile che stia cercando di coltivare quella parte di opinione pubblica indifferente e anche quella che mostra inimicizia verso Zelensky. La strategia degli uomini del presidente russo agisce su quella zona grigia”.

L’Italia, perché questo sembra il bersaglio prediletto, è vista da Mosca come il ‘cavallo di Troia’ per spaccare l’unità europea a sostegno dell’Ucraina?

“Gli strumenti comunicativi russi sono rivolti su quelli che vengono considerati gli anelli deboli della catena occidentale. L’Italia rappresenta il ventre molle perché esiste una parte dell’opinione pubblica che ha una sorta di fascinazione nei confronti della Russia autocratica e dell’uomo forte Putin. Questa stategia di comunicazione, coordinata e continuativa, agisce appunto su livelli differenti”.

Murale di Jorit.jpg

Il murale di Jorit a Napoli, nel marzo 2022, con il volto dello scrittore russo Fëdor Dostoevskij fu elogiato dallo stesso Putin

  • Keystone

Ma quanto è efficace scendere dal piedistallo? Come può essere credibile questa caricatura, quasi fantozziana, dell’umanizzazione del leader?

“A uno sguardo critico questa strategia comunicativa appare come un’operazione di manipolazione psicologica, risulta moneta falsa. Il punto è però che questa consapevolezza è presente solamente in alcuni settori dell’opinione pubblica. In altri esiste invece una sorta di ‘bias’ che conferma il pregiudizio favorevole nei confronti dell’autocrate russo. Anche se questa operazione è molto pachidermica, molto sovietica, tuttavia riesce a costruire un moto simpatetico verso il dittatore. È come se Putin fosse inscalfibile, qualsiasi atto comunicativo proveniente dal Cremlino che rafforza il leader, va a incontrare un favore pubblico su cui non è possibile agire perché non si colloca su un piano di razionalità del giudizio”.

Quindi, potremmo dire, a Putin riesce sempre qualcosa che oggi a Chiara Ferragni è impossibile...

“Precisamente, possiamo anche metterla così”.

Il primo a umanizzare Putin è stato, forse, il regista Oliver Stone con una lunga, e contestata, video-intervista. Visto che sembra aver aperto una porta, gli Oliver Stone della situazione, quelli che si prestano a queste “operazioni di simpatia” sono, con tutto il rispetto, degli “utili idioti” o c’è dell’altro?

“Mancando elementi certi è difficile fare delle valutazioni. Le ipotesi sono quelle che si sentono. Da una parte si può pensare che siano prezzolati, cioè pagati, e noi sappiamo che le interferenze russe hanno preso la forma di finanziamenti ingenti per alimentare il soft power di Mosca in Occidente. Dall’altra, in persone come Oliver Stone, agisce potentemente l’antiamericanismo. Quell’idea che gli Stati Uniti, e la NATO come strumento del suo imperialismo, siano la sentina di ogni male. È cosa nota che gli Stati Uniti abbiano perseguito, talvolta anche con la violenza, una loro predisposizione all’egemonia. Il punto è però che nella Russia putiniana tutto ciò è moltiplicato in peggio all’ennesima potenza”.

Essere o non essere, diceva Amleto davanti al teschio di Yorick, il buffone di corte. “Basta non mi dia un pizzicotto”, dice Putin davanti a Jorit. I tempi sono indubbiamente cambiati.

A Sochi Putin incontra Rafael Grossi

Telegiornale 06.03.2024, 20:00

Gaza, come informano i media arabi

Telegiornale 05.03.2024, 20:00

  • Massimiliano Panarari
  • Zelensky
  • Volodymyr Zelensky
  • Putin
  • Chiara Ferragni
  • Oliver Stone
  • Jorit
  • Panarari
  • NATO
  • Mosca

Correlati

Ti potrebbe interessare