Mondo

Sulla guerra "sempre più perplessità"

La situazione interna alla Russia, nella testimonianza di Yurii Colombo, giornalista residente a Mosca e nostro collaboratore

  • 27 ottobre 2022, 05:57
  • 20 novembre, 14:39
03:16

L'esperienza di un giornalista a Mosca

Telegiornale 26.10.2022, 22:00

Di: Gianmaria Giulini 

Yurii Colombo, giornalista freelance residente a Mosca e collaboratore di varie testate, è un collega cui ci siamo rivolti spesso, negli ultimi mesi, per cercare di comprendere la situazione interna della Russia in guerra. Ieri, mercoledì, si trovava a Bellinzona per una conferenza. Lo abbiamo così raggiunto per fare il punto della situazione.

Come ha vissuto questi ultimi 8 mesi?

Mah con un senso di angoscia. Soprattutto nelle prime settimane, anche col timore che ci potesse essere lo sviluppo di una guerra su scala europea.

Si è mai sentito in pericolo?

Sì, mi sono sentito in pericolo ma mi sono anche sentito molto in solidarietà e con gli altri giornalisti russi e con chi vive in Russia. Per cui ho provato a superarla, la paura.

Come giornalista si è sentito sempre libero di fare il suo lavoro?

Sono stato abbastanza libero. Ho sempre detto, scritto e sostenuto ciò che pensavo e ciò che ritenevo giusto.

La situazione però è diversa per i suoi colleghi russi...

Sicuramente diversa perché molti organi di stampa di opposizione sono stati chiusi. È stato chiuso il canale televisivo Dožd', è stata chiusa Novaya Gazeta che è il giornale di Muratov, il quale è stato Premio Nobel dello scorso anno per la pace. Sono state chiuse tante possibilità e tanti siti che si oppongono alla guerra di Putin.

In quale momento i russi si sono accorti della guerra? Quando il conflitto è diventato reale?

Immediatamente, il 24 febbraio. Per i russi esiste nella loro esistenza qualcosa come il "prima" del 24 febbraio e il "dopo" il 24 febbraio. È una data simbolica per loro, di importanza come l'11 settembre per noi.

Uno dei punti di svolta è stata la mobilitazione militare ordinata da Vladimir Putin. Che cosa è cambiato dopo l'annuncio?

Eh, dopo l'annuncio è cambiato tanto perché la gente ha iniziato a parlare della guerra. Prima era qualcosa di off-limits, non se ne parlava. Adesso soprattutto si discute su dove mariti e figli devono andare per salvarsi la pelle.

Tra l'altro la mobilitazione non riguarda tutti nello stesso modo, ma ricalca un divario sociale ben presente in Russia...

Certo. Ricalca un divario sociale perché i dati dicono che il 69% dei russi non è mai stato all'estero, più del 50% non ha neanche il passaporto e per quel momento della mobilitazione molta parte della popolazione russa che avrebbe anche voluto evitare, non poteva fattualmente uscire dal Paese; mentre chi ha maggiori possibilità - il ceto medio, diciamo, delle grandi città come Mosca e San Pietroburgo - ha potuto recarsi all'estero.

Otto mesi di guerra, la situazione sul campo incerta, decine di migliaia di soldati russi morti. Oggi la popolazione sostiene ancora Putin oppure iniziano ad emergere le prime crepe, le prime divisioni?

Ci sono tante perplessità soprattutto fra i giovani, che poi si sono mobilitati perché si sono accorti nel momento in cui hanno raggiunto le caserme che spesso non ci sono le minime attrezzature, dai sacchi a pelo, agli scarponi... hanno dovuto portarseli da casa o farseli mandare dalle famiglie. Per cui si hanno sempre più perplessità sulle operazioni speciali militari.

Correlati

Ti potrebbe interessare