Duri e fedeli: la squadra di governo di Donald Trump sta prendendo forma con le prime nomine del personale, iniziate con l’arrivo di Susan Wiles nel ruolo di “chief of staff” alla Casa Bianca. Va rilevato che tutti gli esperti di politica estera della sua squadra, annunciati finora hanno tutti assunto una posizione dura nei confronti della Cina. In termini di politica interna, invece, l’obiettivo è quello di attuare la deportazione di massa dei migranti dagli Stati Uniti - annunciata dal presidente eletto - e di espandere la produzione di petrolio e gas.
Stephen Miller, che ha attirato l’attenzione durante il primo mandato di Trump con i piani per la deportazione dei migranti, ha ottenuto un altro incarico alla Casa Bianca. Questa volta diventerà vicecapo dello staff del futuro presidente degli Stati Uniti, secondo quanto riportato, tra gli altri, da CNN e New York Times. Miller avrà ampi poteri e non dovrà essere confermato dal Senato.
Si tratterebbe del secondo “integralista” dell’immigrazione nella squadra di Trump dopo Tom Homan, che andando alla guida dell’agenzia responsabile per il controllo delle frontiere e dell’immigrazione, l’Immigration and Customs Enforcement, dovrà supervisionare la deportazione di massa degli stranieri immigrati irregolarmente. Homan è colui che mise in atto la separazione dei bambini dai genitori al confine degli Stati Uniti durante il primo mandato di Trump.
Sempre secondo informazioni della CNN, una fervente sostenitrice di Trump sarà la segretaria alla Sicurezza interna degli Stati Uniti: si tratta di Kristi Noem, governatrice dello Stato del South Dakota. In precedenza, si era parlato anche della Noem come possibile compagna di corsa di Trump.
Tuttavia, secondo i media, l’idea è stata accantonata dopo i titoli negativi sulle sue memorie. La 52enne ha scritto nel suo libro di aver sparato al suo cane di 14 mesi Cricket poiché a suo avviso non poteva essere addestrato alla caccia secondo i suoi canoni. La Noem ha poi sostenuto che le sue azioni dimostravano che non si sottraeva alle decisioni difficili.
Diverse le nomine di “falchi” ostili con Pechino
Con le nomine del personale in politica estera rese note finora, appare evidente che una posizione dura nei confronti della Cina - e anche dell’Iran - sarà un punto focale del secondo mandato di Trump.
I media americani sottolineano infatti che il deputato repubblicano Mike Waltz diventerà consigliere per la sicurezza nazionale alla Casa Bianca. Pochi giorni prima delle elezioni presidenziali, in un articolo pubblicato sulla rivista Economist, ha descritto Pechino come il “più grande rivale” di Washington. Ha sostenuto che il prossimo presidente degli Stati Uniti deve concludere rapidamente le guerre in Ucraina e in Medio Oriente per concentrarsi sulla Cina.
Sull’Ucraina, però, Waltz ha mostrato posizioni contrastanti. L’anno scorso ha scritto, rivolgendosi alla maggioranza repubblicana alla Camera dei Rappresentanti, che “l’era degli assegni in bianco per l’Ucraina da parte del Congresso è finita” e che i Paesi europei dovranno dare un contributo ancora maggiore. In seguito, tuttavia, ha affermato che gli Stati Uniti hanno la leva contro la Russia per eliminare le restrizioni sull’uso delle armi americane fornite all’Ucraina – al fine di lasciare campo libero a Kiev per colpire in profondità il territorio russo.
Rubio o Greenell come segretario di Stato
Un altro politico ostile alla Cina che Trump intenderebbe nominare è il senatore Marco Rubio, che diverrebbe il segretario di Stato. Lo hanno riferito fonti informate al New York Times.
Rubio è stato eletto al Senato nel 2010 ed è sempre stato un falco in politica estera, adottando linee dure nei confronti di Cina e Iran. Nonostante sia stato scartato come vicepresidente, il senatore della Florida è rimasto fedele a Trump e ha tenuto diversi eventi e comizi in suo favore. Rubio è tra l’altro sotto sanzioni cinesi da agosto del 2020 a causa della sua campagna, condotta insieme all’altro senatore repubblicano Ted Cruz, contro la stretta di Pechino alle libertà e all’autonomia di Hong Kong.
In base alle sanzioni di Pechino a Rubio è vietato tra l’altro l’ingresso in Cina, una circostanza destinata a scontrarsi con la carica di capo della diplomazia americana e che potrebbe pesare nelle relazioni bilaterali. Anche per questo negli ultimi giorni si è delineata pure la possibilità che per tale incarico sia scelto Richard Grenell, ex ambasciatore degli Stati Uniti in Germania.
La deputata repubblicana Elise Stefanik diventerà la nuova ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite a New York. Negli ultimi anni la quarantenne è apparsa più volte come una fedele alleata di Trump. Ad esempio, Stefanik si è schierata a favore delle sue false accuse di brogli nelle elezioni presidenziali del 2020, delle quali – proprio come il 45° e 47° presidente – non ha mai riconosciuto ufficialmente i risultati.
Un fedelissimo a gestire il settore ambientale
E nel lungo elenco di fedelissimi destinatari di una nomina nella seconda amministrazione Trump ci sarà pure l’ex deputato Lee Zeldin, che sarà il prossimo capo dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA) degli Stati Uniti. In merito all’ambito climatico, il presidente eletto – che nega l’esistenza di una crisi climatica – ha già annunciato che prenderà decisioni “rapide ed eque” per allentare le norme. Allo stesso tempo, però, “manterrà i più alti standard ambientali” per garantire agli Stati Uniti l’aria e l’acqua più pulite del pianeta.
Vero è che per il suo secondo mandato egli ha già ha annunciato una vasta espansione della produzione nazionale di petrolio e gas naturale, tanto che (secondo i media) le norme ambientali saranno allentate per consentire la trivellazione in un maggior numero di aree. Trump starebbe inoltre cercando di ritirare nuovamente Washington dall’Accordo di Parigi sul clima.
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