Non accennano a placarsi in Turchia le proteste contro l’arresto del sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, principale rivale del presidente Recep Tayyip Erdogan, e di altre 48 persone. Per la settima serata consecutiva, decina di migliaia di persone hanno risposto all’appello dell’opposizione e sono scese nelle strade, convergendo verso il Municipio della metropoli sul Bosforo. Migliaia di studenti, per la maggior parte con il volto coperto per non essere riconosciuti dalla polizia, hanno inoltre sfilato sotto gli applausi degli abitanti in un quartiere sulla riva europea.
Le contestazioni hanno assunto una portata inedita da quelle del 2013, in origine contro la distruzione del parco Taksim Gezi. Özgür Özel, leader del Partito repubblicano del popolo (CHP), che rappresenta la principale alternativa all’AKP di Erdogan, ha lanciato un appello in vista di un grande corteo che dovrebbe tenersi sabato.
Manifestare è vietato in questi giorni nelle tre maggiori città del Paese (le altre sono la capitale Ankara e Smirne) e le forze dell’ordine non hanno avuto la mano leggera con chi ha violato il divieto: dal 19 marzo gli arresti sono stati 1’418, compresi quelli di sette giornalisti turchi (fra i quali un fotografo dell’agenzia AFP) di cui un tribunale di Istanbul ha ordinato martedì l’incarcerazione provvisoria.
“Non possiamo consegnare la patria al terrore nelle strade”, ha dichiarato Erdogan, accusando i dimostranti di atti di vandalismo.

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Notiziario 25.03.2025, 22:00
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