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UE, via libera alla “carbon border tax”

Trovato l’accordo sul nuovo meccanismo: le importazioni industriali dei 27 Paesi membri dovranno sottostare alle regole europee sulle emissioni del CO2, altrimenti si pagherà

  • 13 dicembre 2022, 08:47
  • 20 novembre, 14:14
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Il meccanismo si concentrerà sui settori ritenuti più inquinanti (acciaio, alluminio, cemento, fertilizzanti, elettricità, ma anche idrogeno)

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Di: ATS/dielle 

Il parlamento europeo e gli Stati membri dell'UE hanno annunciato oggi (martedì) di aver concordato l'adozione di una tassa sul carbonio alle frontiere. Il meccanismo mira a rendere più ecologiche le importazioni industriali europee facendo pagare le emissioni di CO2 associate alla loro produzione.

Sebbene venga comunemente definita "tassa sul carbonio alla frontiera" o anche più semplicemente “carbon tax”, non si tratta di una tassa vera e propria e il suo nome corretto è Meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera (CBAM). Il dispositivo, senza precedenti su questa scala, applicherà alle importazioni dell'UE i criteri sulle emissioni del mercato europeo, in caso contrario le industrie europee saranno tenute ad acquistare "diritti a inquinare".

Il meccanismo si concentrerà sui settori ritenuti più inquinanti (acciaio, alluminio, cemento, fertilizzanti, elettricità, ma anche idrogeno), hanno dichiarato le istituzioni europee in due comunicati separati, dopo lunghi negoziati notturni che si sono conclusi nelle prime ore del mattino.

L’obbiettivo dell'aumento del prezzo delle emissioni di CO2 è quello di evitare il "dumping ecologico", che vedrebbe i produttori delocalizzare la loro produzione fuori dall'Europa, incoraggiando al contempo il resto del mondo ad adottare gli standard europei.

"Un pilastro cruciale”

Il CBAM "sarà un pilastro cruciale delle politiche climatiche europee. È uno degli unici meccanismi che abbiamo per incoraggiare i nostri partner commerciali a decarbonizzare la loro industria", ha spiegato il negoziatore per il Parlamento ed eurodeputato Mohammed Shahim.

In sostanza, l'importatore dovrà dichiarare le emissioni legate direttamente al processo produttivo e, se queste superano lo standard europeo, acquisire un "certificato di emissione" ai prezzi europei. Nel caso il Paese esportatore avesse un mercato delle certificazioni del carbonio, all’industriale toccherà pagare solo la differenza tra i due valori. Secondo l'accordo, il sistema terrà conto delle emissioni "indirette", quelle generate dall'elettricità utilizzata per produrre i prodotti importati.

Nell'ottobre 2023 inizierà un periodo di prova, durante il quale le aziende importatrici dovranno semplicemente comunicare i loro obblighi. Il calendario per l'effettiva attuazione del meccanismo, che sarà introdotto gradualmente, dipenderà dai colloqui che si terranno nel corso di questa settimana sul resto della riforma del mercato del carbonio dell'UE, che è al centro del piano climatico di Bruxelles.

Il nuovo meccanismo andrà anche ad eliminare gradualmente le quote di emissione gratuite assegnate finora all'industria europea per consentirle di competere al di fuori del Continente. Il ritmo con cui queste quote gratuite saranno eliminate e la possibilità di un sostegno alternativo per gli esportatori europei, in modo da non metterli in una posizione di svantaggio sul mercato mondiale, sono ancora oggetto di un intenso dibattito.

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